A seguito dell'epidemia di peste del 1630, ad Asti, alcuni cittadini superstiti si unirono in Confraternita e stabilirono di invocare il patrocinio di San Rocco; il Santo pellegrino, francese di Montpeiller, protettore degli appestati, “affinché liberasse la città dal mortale flagello”.
Nel 1708, inizia la costruzione della Chiesa, che verrà portata a termine nel 1720, su progetto dell'Ingegnere Carlo Giulio Quadri.
La facciata in mattone a vista di gusto “guariniano” ha corpo centrale sporgente composto da doppio ordine di coppie di paraste con capitello che terminano in un timpano triangolare spezzato dal motivo di sporgenze e rientranze; i corpi laterali sono curvi.
La pianta dell’edificio è a navata unica, con cappelle laterali, sormontata nella prima parte da una luminosa cupola a sesto ribassato. Il coro conserva l’originaria pavimentazione in mattonelle di cotto; questa, è stata sostituita nella navata e nel presbiterio da un pavimento in seminato di marmo realizzato nel 1883.
La decorazione ad affresco delle pareti è attribuita a Bartolomeo Rinaldi, allievo del più famoso Aliberti; questa, subì dei “ritocchi” con tinte più scure nel 1930 ad opera del pittore astigiano Ottavio Baussano.
L’edificio conobbe anni bui a cavallo fra Settecento e Ottocento: nel 1793 vi alloggiarono truppe francesi prigioniere e i danni subiti furono molti; mentre nel 1800 l’edificio venne requisito dalle truppe austriache. Soltanto nel 1803 poterono effettuarsi operazioni di pulizia e di parziale restauro. L’alluvione del Settembre 1948 provocò ulteriori danni, in special modo al pavimento policromo; nel marzo 1951 si compie un restauro e, a ricordo di questo evento e del conflitto bellico mondiale, viene dipinta sulla facciata della chiesa, sopra il portale, un’iscrizione:
“Sancte Roche, tu es salus in peste. Sulla furia devastatrice dell’incursione aerea del 24 Febbraio 1945 e della spaventosa alluvione del 4 Settembre 1948 vinse la fede e l’amore dei borghigiani. Grande S.Rocco dona a loro la tua assistenza preservatrice da ogni male”.
Nel 1999 è stata restaurata la sola facciata mentre nel 2002 è stata rifatta l’intera struttura lignea del tetto e la copertura dell’edificio.
All’interno della Chiesa sono molte le opere degne di nota, come l’altare maggiore, costruito dal marmorino Francesco Ferrari a partire dal 1763 e consacrato da Mons. Caisotti il 10 Agosto 1764. Gli arredi sono ancora quelli commissionati dalla Confraternita a maestranze astigiane nel XVIII secolo, come la bussola d’ingresso realizzata da Agostino Re; il coro ligneo di fattura ottocentesca conserva ancora gli schienali del 1693, recuperati dalla precedente chiesa della Confraternita; la cantoria realizzata da Francesco Maria Bonzanigo nel 1770 per ospitare il prezioso organo, costruito nel 1762 dal napoletano “organaro insigne” Liborio Grisanti; il leggio a fusto datato 1730. La statua di Cristo alla colonna, originariamente posta ad altezza uomo nella cappella a sinistra è oggi conservata al Museo Diocesano mentre la bella statua di San Rocco, che già esisteva nel 1654, è ora posta sull’altare nella cappella di destra originariamente dedicata all’Ecce Homo.
L'edificio, che nell'ultimo decennio aveva subito un forte degrado alla pavimentazione e alle murature dovuto all'umidità, è stato oggetto di un recente intervento di messa in sicurezza, restauro e risanamento conservativo conclusosi nel 2018.