CHIESA DI S.LIBERATO

MONTEGIORGIO, FERMO

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CHIESA DI S.LIBERATO
Oggi la zona viene denominata ufficialmente San Liberato, ma la gente comune la definisce “Lu munticillu”, il piccolo monte, in considerazione della rilevante altitudine. Alla sommità di un'altura sorge una chiesina a capanna, costruita alla sommità del colle alto 425 metri, da cui si gode di una splendida vista a 360° sulle Marche centro meridionali. L'edificio è servito come punto “trigonometrico” per la delimitazione del territorio nelle varie epoche storiche, e si può ipotizzare la presenza di una struttura precedente con le medesime funzioni. Il Titolo ufficiale della chiesa è Santi Liberatore e Vitale, nomi ridotti nelle forme di Liberato e Vito dalla plurisecolare devozione dei fedeli. Nella parete verso l'abside un affresco alquanto malconcio, recante la data 1549, attribuito a Orfeo Presutti) raffigura due Santi che sono a sinistra San Liberato in paramento vescovile ed a destra San Vito, con la palma del martirio. Un recente studio del prof. Giovanni Rocchi rileva altre iscrizioni che porterebbero la dedicazione della Chiesa a San Giuliano e San Martino. (G. Rocchi, La Chiesa dei Santi Vito e Liberato: un ineccepipile strumento geodetico riscontrato a Monte Vidon Corrado (e la centuriazione di Montegiorgio), 2012). La chiesina costituisce il punto d'incontro dei confini di Montegiorgio e Monte Vidon Corrado e di tre parrocchie: San Giovanni Battista e Nicolò di Montegiorgio, Santa Maria delle Grazie di Monteverde e San Vito di Monte Vidon Corrado. L'officiatura spetta alla parrocchia di Monte Vidon Corrado. Fino agli anni '50 del secolo scorso il giorno 17 agosto vi si teneva una fiera piuttosto frequentata, accompagnata da festeggiamenti popolari. La molteplicità degli interessi ha costituito talvolta motivo di frizione tra le diverse comunità. Come si può constatare da una deliberazione del Consiglio Comunale di Montegiorgio del 1852. (Mario Liberati). Il piccolo edificio in cotto risalirebbe al XIV – XV sec. durante la festa popolare la gente andava alla ricerca del tesoro e faceva l’offerta delle canestrelle. Si teneva sulla sommità del colle anche la Fiera dei Cavalli e il luogo si riempiva di commercianti che, provenienti dalle vicine regioni, piazzavano le tende intorno alla chiesa e costruivano recinti per muli e cavalli. Leggende popolari narrano anche che nella chiesa fossero conservate le reliquie di san Liberato, san Crescenzo e san Modesto. Alcune tesi sostengono che l’edificio sia stato eretto sulle vestigia di un antico tempio consacrato a Giove. È indubbio che il luogo fosse frequentato per la sua strategica posizione fin da tempi remotissimi, come dimostrano studi approfonditi sulla Centuriazione Romana. Il che rende attendibile che la chiesetta sia stata costruita su ruderi di epoca romana o pre-romana, che in parte sarebbero ancora visibili anche se coperti dai rovi. Del resto, a pochissima distanza si trova l’anfiteatro romano di Faleria e sul terreno del colle si trovano ancora frammenti in cotto. Sembra che la Fiera dei cavalli si svolgesse a San Liberato fin dall’epoca romana proprio perché zona cruciale per il trasporto e le comunicazioni. Ciò che è sicuro, è la forte suggestione del luogo, fonte di ispirazione per via della sua posizione solitaria e dominatrice. Sembra intensificare i colori vibranti della natura, dal sole che tramonta ai campi di papaveri intorno, alle stelle del cielo di notte. Il celebre artista Osvaldo Licini considerava San Liberato un vero luogo del cuore: dal vicino centro di Monte Vidon Corrado si recava spesso sul colle a meditare, ad osservare. Da queste esperienze, nascevano i suoi meravigliosi quadri.
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