Questa chiesa rupestre un tempo posta in campagna è rimasta poi inglobata dalle nuove costruzioni, tanto che al di sopra venne costruito un ospedale, edificio anch'esso abbandonato dal 1980.
Attraversati alcuni ambienti sotterranei, un tempo utilizzati come lavanderia, si accede, superati alcuni gradini, alla chiesa rimasta integra nei suoi volumi.
Il complesso ipogeico, venutosi a trovare nella struttura, fu nel corso del tempo adibito a legnaia, deposito, immondezzaio, vasca per la calce viva ed altro ancora.
Verso la fine degli anni '50 del secolo scorso, un meritorio e paziente lavoro di pulitura eseguito dai volontari della Pro Loco massafrese restituì alla luce gli affreschi residui, alcuni dei quali furono restaurati agli anizi degli anni '70 dalla Soprintendenza.
L'invaso attuale è costituito dalla fusione di due chiese originaiamente distinte, ottenuta mediante l'abbattimento di un diaframma in roccia che le separava. Appaiono però frutto di concezioni architettoniche diverse: una (quella più a sud) è di più rigorosa classicità, con bema rialzato ed arcosoli scavati nelle pareti, ed è proabilmente la più anica; l'altra, pù semplice e di rustica fattura, conserva a suo interno affreschi in nicchie alte e strette.
Sulle pareti laterali, a destra, sono presenti tracce di affreschi, ormai corrosi dall'umidità, mentre più chiare sono le figure poste nell'area presbiteriale e nella calotta absidale ove appare una Deesis.
Il lato destro della chiesa è il frutto di un ampliamento settecentesco, formante così una chiesa doppia con altare a muro.
Le pareti riccamente dipinte sono oggi di difficile lettura.
La probabile esistenza di una iconostasi fa pensare ad una officiatura ortodossa. Questo potrebbe parzialmente spiegare la presenza di due chiese affiancate: una di tipo greco e l'altra di rito latino; ciò sembra avvalorato dalla posizione degli altari: staccato dall'abside nel primo caso, in adiacenza nel secondo.