Nel 1684, la vecchia chiesa parrocchiale quattrocentesca, si ritrovava in uno stato di pieno degrado e distruzione, infatti il commissario Giovanni Girolamo Sassatelli scriveva:
“La chiesa non sta in peggior stato di quello facesse alcuni anni fa per quanto si è osservato; è ben vero che alcuni legni restano puntellati il che caggiona un brutto prospetto e però questi huomini del Governo ritornato che sarà maesttro Angelo Zagnoni muratorie di Toscana che hora è unico in questa terra, con esso si portaranno a visitarla e trovandola di qualche pericolo si provvederà che resti assicurata per questo inverno per poi a buon tempo provederle di quanto le sarà di bisogno.”
Dopo più di un anno ancora non si era vista alcuna soluzione e lo stato di degrato veniva denunciato di continuo, infatti lo stesso Sassatelli, il 28 ottobre 1685 così scriveva:
“Hieri in Congregazione esposi a questi huomini del Governo i pii sentimenti V. S. Illustrissima in ordine fabricare la Chiesa e questi se ne mostrorno desiderosissimi conoscendovi non che il bisogno, la necessità grande, ma riflettendo alla povertà della Terra dubitano non poter riuscire e che però fosse meglio per hora risarcire la presente e intanto considerare quello si pensa fare del luogo, forma, grandezza per divisare puoi della spesa per pigliare copra di questo le dovute misure ma far ciò sono necessarie persone periti”.
A questo punto, riepilogando, sono in scena tre figure: il Conte Ranuzzi, gli Huomini del Governo (una specie di rappresentanza del popolo porrettano) ed infine il commissario, che fungeva da rappresentante in loco dell’ autorità comitale. Il primo dei problemi che seguirono fu chi si sarebbe dovuto incaricare delle enormi spese per la ricostruzione: il Conte o i porrettani?
Fin dal secolo scorso, sia il feudatario che gli abitanti avevano tentato di acquisire il giuspatronato sulla chiesa, fallendo tra l’altro entrambi. I porrettani, alla fine, spaventati dall’ enorme spesa che bisognava scucire per la costruzione, cedettero tutti i diritti e pretese di giuspatronato al Conte, che si incaricò di tutte le spese (alla fine furono comunque i Porrettani a pagare poiché il Conte li tassò proprio per finanziare la costruzione della nuova chiesa).
I motivi di tale rinuncia, vennero sintetizzati nel verbale della riunione tenuta il 26 ottobre 1687:
“La chiesa trovasi ridotta in mal stato e minacciante ruina e devesi necessariamente reedificare”
(ma per tale operazione non erano sufficienti le 12.600 lire che essi possedevano)
A ricordo dell’ acquisizione del giuspatronato da parte della famiglia, dopo la costruzione della sacrestia sarebbe stata posta al suo interno una lapide ancor oggi visibile:
D.O.M.
ANNIBAL RANUTITUS SEN ET COM.
IUREPATRONATUS ECCLESIAE ARCHIPRESBITERALIS
SANCATE MARIAE MAGDALENAE
IACOBI BONCOMPAGNI ARCHIEPISCOPI DECRETO
ET COMUNITATIS DONATIONE
SIBI ET HAEREDIBUS COMPARATO
EX ACTIS IOSEFI LODI ET TABULIS
ANNO DOMINI 1685
Oggi questa scritta si trova su una lapide affissa sopra l’ ingresso principale della chiesa sotto lo stemma dei Ranuzzi. La scritta significava il diritto che la famiglia possedeva su quella chiesa fino al secondo dopoguerra.
IL PROGETTO DI GIUSEPPE ANTONIO TORRI ED AGOSTINO BARELLI
Mentre tutto ciò avveniva, il progetto per la nuova chiesa procedeva speditamente, dato che lo stato della chiesa era in uno stato talmente disastroso che il Capitano Arrighi, nel 1689 scrisse:
“Bisogna puntellare altri legni e catene veduti rotti e che però saria bene per ogni repentino accidente disarmare e levar l’Organo e tutto quello che vi è di buono”
Nel 1689 era inoltre già stato realizzato un progetto per la ricostruzione assieme al relativo disegno, il 26 febbraio il capitano Arrighi scrisse al conte:
“Ecco a V. S. Illustrissima il dissegno o sbozzo materiale della chiesa fatto fare d’ordine suo a maestro Angelo Muratore con le chiamate e ragioni”
Il progetto venne realizzato dai due architetti bolognesi Giuseppe Antonio Torri