L’antica chiesa di Sant’Elena compare per la prima volta nel testamento di Obizzo I (morto nel 1193), marchese d’Este. Nel documento riportato dallo storico Isidoro Alessi, Ricerche istorico-critiche delle antichità di Este, Padova 1776 , pp 605-608, viene infatti istituito il priore di Sant’Elena assieme a quello di Carceri come fidecommissario per la distribuzione di alcune sue proprietà ad enti ecclesiastici. Nel villaggio di Sant’Elena, evidentemente, c’era da tempo un monastero unito alla chiesa, forse già legato a quello di Santa Maria di Solesino. Nella decima papale del 1297, la chiesa di Sant’Elena è detta cappella soggetta a quest'ultimo. Tra il 1587 e il 1607 la primitiva chiesa fu ricostruita più ampia e, tra il 1620 ed il1627, ebbe il suo campanile a cura del parroco don Marco Anselmo, come dice un’iscrizione riferita dallo storico Jacopo Salomonio. Il nuovo campanile, dotato di due campane, sostituì quello precedente; nel 1627 si arricchì dell’orologio e nel 1684 di una terza campana, benedetta il 19 maggio 1689 dal vescovo Gregorio Barbarigo e per questo detta “la Barbariga”. Da documenti, custoditi presso l’archivio parrocchiale, apprendiamo che tale campana, accanto a disegni floreali, portava incise nel bronzo, in latino le parole che, tradotte in italiano, recitavano: ”Allontano le folgori e le tempeste; piango i morti; annuncio la gioia e la vita”. L’elegante facciata è scandita da quattro semicolonne tuscaniche, che sostengono un architrave con fregio, sormontato da un frontone triangolare, ornato di tre statue: al centro s. Elena imperatrice e, ai lati, s. Francesca Romana e s. Antonio di Padova. La facciata presenta al centro un portale d’ingresso in legno, con timpano triangolare e una iscrizione latina, che riporta le parole «D. O. M. IN HONOREM S. HELENAE IMPERATRICIS». Sul lato meridionale vi è poi un’ala secondaria, caratterizzata da un ingresso con diverse lapidi e da una nicchia, che ospita all’interno una statua in pietra tenera dei Berici, raffigurante un monaco olivetano. La chiesa fu consacrata il 24 aprile 1836 dal vescovo di Padova mons. Modesto Farina, come da lapide, incisa su marmo, posta a destra dell’ingresso principale.
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