Risparmiata da insediamenti industriali, a margine della trafficata rete viaria per Trento e per il Brennero, Quinzano oggi costituisce ancora uno splendido ambiente naturale e culturale da valorizzare per il futuro. Questa la sintesi con cui un articolo del 1995 presentava la zona di Quinzano, l'area compresa fra le prime colline ad ovest di Verona e il corso dell'Adige. La più antica citazione nota del Quinzano veronese risale all'844 d.C., quando Ireneo Pacifico (776-844), arcidiacono della Cattedrale di Verona (architetto, paleografo, matematico e teologo, d'origini longobarde, probabilmente nato proprio a Quinzano) fece consacrare da Itiprando (un vescovo che visitava Verona al seguito dell'imperatore Lotario) una chiesa dedicata a S.Alessandro, dedica confermata nel 1140 dal vescovo Tebaldo che però la dichiarava pertinente al vicino monastero di San Martino ad Avesa e non al Capitolo dei Canonici della Cattedrale veronese. Ma quando fra il 1478 il 1480, Verona subì una terribile pestilenza, si decise di promuovere il 16 agosto (nella ricorrenza di S.Rocco, protettore contro la peste) una processione votiva dalla pieve longobarda di S.Giovanni in Valle alla chiesa di Sant'Alessandro, che da allora venne rimedicata a S.Rocco. Il culto di questo santo, un pellegrino francese lungo la Via Romea nel XIV secolo, si diffuse largamente nell'Europa tardo-medievale ciclicamente soggetta ad epidemie di peste dopo che, nel 1414, il Concilio di Costanza lo aveva invocato per la liberazione dall'epidemia di peste che si era propagata localmente proprio durante i lavori conciliari. L'iconografia di questo santo sorveglia il portale di ingresso, rappresentato con i simboli tipici del pellegrino (bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia di S.Giacomo di Compostela). A questo oratorio si accede tramite una scalinata erosa e intagliata nella roccia della collina e bordata da antichi muri eretti con lo stesso materiale di spietramento dei terrazzi adiacenti, uno scenario davvero suggestivo, sia salendo che, giunti al piccolo porticato, affacciandosi sulla pianura atesina. All'interno, fra pareti affrescate (1595) con storie di S.Rocco, si staglia entro l'abside centrale un rustico calvario (composto da pietre calcaree incarsite) con tre piccole croci lignee, seminascosto da un lezioso altare baroccheggiante sormontato da tre conchiglie del pellegrino. Dentro, un mortorio, cioè una riproduzione scultorea (attribuita ai primi del XVI secolo) del Cristo nel sepolcro attorniata da 7 figurine policrome, di autore ignoto. Pare probabile che questo edificio sia stato costruito, dopo il 1480, sopra un più antico oratorio forse rupestre che alcuni studiosi tendono ad attribuire a quello stesso arcidiacono Pacifico sopra citato, figura di spicco della Verona carolingio-longobarda che avrebbe concepito l'originaria idea della Verona minor Hyerusalem e i suoi luoghi simbolici.
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