CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

GENAZZANO, ROMA

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CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI
Questo antico "tempio", originariamente di stile gotico cistercense italiano, di cui sono visibili sicure e interessanti testimonianze, come il portale ad ogiva nel fianco verso il castello Colonna, gli archi acuti rivelati dalle crepe che ne segnano i margini esterni, la monofora trilobata e larco rampante inglobati nella parete esterna a sud dell'abside, i capitelli ornati a foglie di acantus, che formano il basamento dell'acquasantiera, ecc., era la chiesa ufficiale del borgo, sorto vicino al castello. Misurava 9 metri di larghezza e circa 22 di lunghezza, con navata principale e due laterali, pavimento di tipo cosmatesco, probabilmente eseguito dai Vassalletto. Martino V, nativo di Genazzano e con molta probabilità battezzato in questa chiesa, ne commissionò il primo lavoro di trasformazione nel 1423: fece sostituire la copertura della navata principale con soffitto a capriate di legno policromo, con controcatena. Con tre distinte bolle pontificie, emanate il 1° dicembre 1421, 2 dicembre 1422, 22 aprile 1423, arricchì la chiesa di ministri sacri, conferendole il titolo di collegiata, la dotò di rendite, le donò molte reliquie di Santi e le concesse indulgenze. Nel 1616 il tempio, per opera di Filippo I Colonna, autorizzato dal papa Paolo V, fu accorciato di 8 metri e trasformato nel nuovo stile barocco: vennero eliminate le prime due campate per ogni navata, rimossi i sepolcri di Antonio Colonna e della terza moglie Imperiale C. di Stefano, il sacro edificio fu ricoperto di stucchi, le colonne furono rivestite con pilastri a sostegno di archi a tutto sesto, venne inserito a destra dell'altare maggiore il pregevole tabernacolo di marmo del XV secolo, perché servisse da custodia agli oli santi. Il campanile, che in origine aveva quattro campane e che occupava la terza campata della piccola navata gotica di sinistra, si trova, dopo i suddetti lavori, a ridosso della strada su cui si ricavò l'accesso. Nel XIX secolo venne rimaneggiata la facciata: fu leggermente ruotata rispetto allasse della chiesa, al fine di seguire l'allineamento dei fronti dellasse viario, cosi pure le pareti della prima campata, per conservare l'ortogonalità. All'interno fu aggiunto un soffitto di legno, che nascose le capriate fatte costruire da Martino V. Nel 1930 la Soprintendenza alle Belle Arti di Roma ricostruì il soffitto a capriate.
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