CHIESA DI SAN DOMENICO

CASTELVETRANO, TRAPANI

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CHIESA DI SAN DOMENICO
Mausoleo dei signori di Castelvetrano, monumento da valorizzare e fare conoscere, la chiesa ha esigenze di studi e restauri continui. Il principe Carlo Aragona Tagliavia, divenuto principe di Castelvetrano, ha voluto arricchire la chiesa di famiglia con un apparato decorativo che rimane unico nel panorama siciliano, affidandosi all'opera dello stuccatore Antonino Ferraro da Giuliana. L’idea è quella di raccontare ai fedeli, attraverso la singolare composizione scenografica di sculture ed affreschi, l’Antico e il Nuovo Testamento, come prevedevano i nuovi indirizzi della Controriforma e le teorie diffuse dopo il sacco di Roma. È alla maestria del Ferraro che dobbiamo queste meravigliose sculture, realizzate tra il 1574 e il 1580, che hanno reso famosa la nostra Chiesa! La composizione scenica delle sculture è caratterizzata dall’albero di Jesse posto sopra l’arco tra i due ambienti, a sottolineare lo studio prospettico di ogni elemento della composizione scultorea. Il Committente Carlo Aragona Tagliavia, nel 1564 diviene il primo principe di Castelvetrano per regia investitura dello stesso Re di Spagna Filippo II, poi, a varie riprese, fu Viceré di Catalogna, Presidente del Regno di Sicilia e Governatore dello Stato di Milano. È a questa fase del suo governo, durato dal 1583 al 1592, che si ispirerà lo scrittore Alessandro Manzoni nel suo romanzo "I Promessi Sposi" oltre 200 anni dopo, quando riporterà parti del bando emanato l’8 aprile 1583 proprio da Carlo Aragona Tagliavia contro i "bravi", la soldataglia al servizio dei signorotti di campagna in quel periodo. Ecco come ce lo presenta la penna dello scrittore, a rendere l'idea dell'importanza che ha avuto questo personaggio giunto dalla Sicilia: "L’Illustrissimo ed Eccellentissimo signor Don Carlo d’Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maestà Cattolica in Italia". Ecco, allora, spiegato l'appellativo con cui veniva chiamato il nostro Carlo, Magnus Siculus, vale a dire il Gran Siciliano.
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