L’oratorio di San Tiburzio, non più luogo di culto, è un esempio significativo di barocco parmense, realizzato dall’architetto Adalberto Dalla Nave nel 1722 e completato con aggiunte dell’architetto Pancrazio Soncini un secolo e mezzo più tardi.
L’edificio a pianta a croce greca è sormontato da un tiburio poligonale, che copre la cupola affrescata da Giovanni Gaibazzi fra 1883 e 1885, con l’Assunzione di Maria e i quattro evangelisti. All’interno sono quattro statue allegoriche dello scultore Agostino Ferrarini raffiguranti le virtù cardinali. La facciata è scandita da due ordini di semicolonne ed ospita statue della Fede e della Carità e dei santi Filippo Neri, Carlo Borromeo, Nicola e Vincenzo de’ Paoli, sempre di Ferrarini.
Secondo la tradizione, in questo luogo nel V secolo era stata edificata la prima chiesa cristiana di Parma, intitolata a Maria Santissima, al posto di un ancor più antico tempio pagano dedicato a Marte o a Giunone. Nel 1230 la chiesa era parrocchia, poi entrò a far parte dei beni del monastero benedettino di San Giovanni evangelista e quindi passò alle convertite francescane, monache contemplative del terzo ordine, che la ridedicarono al martire san Tiburzio e la ricostruirono una prima volta nella seconda metà del Cinquecento (probabilmente una semplice struttura a tre navate con tetto a doppio spiovente) e poi all’inizio del Settecento nelle forme attuali. Nel 1805, Napoleone Bonaparte confiscò l’oratorio e l’adiacente convento, ordinando alle monache di trasferirsi a Piacenza. L’oratorio venne sconsacrato e venduto e attraverso più passaggi nel 1849 arrivò al maniscalco Antonio Zimmerl, che ne fece la sua officina.
Nel 1875, San Tiburzio venne acquistato dalla Congregazione di Carità, che pochi anni prima aveva comprato anche l’ex convento per allargare la sua sede. Questa Congregazione è un’organizzazione nata nei primissimi anni del Cinquecento e da allora dedita alla cura di persone bisognose a Parma, soprattutto poveri ammalati, ragazze nubili e giovani madri e poveri vergognosi. Diventata ente pubblico nel secolo scorso, la Carità ha poi cambiato nome in Iraia e oggi è Asp Ad Personam, ancora proprietaria dell’oratorio.
La Congregazione completò il recupero dell’oratorio, aggiungendo statue e affreschi per restituirlo al culto dal 1885.
Di nuovo sconsacrato nel 1913, l’oratorio divenne deposito della biblioteca Palatina. Passato poi per alcuni anni alla Diocesi, fu cappella universitaria, sede della Fuci e prima chiesa ortodossa in città.
Attualmente ospita l’installazione Florilegium di Rebecca Louise Law, un’artista britannica nota per le sue installazioni ¿oreali larger-than-life e le sculture site-speci¿c. La natura e il tempo, nelle opere dell’artista, si manifestano durante il periodo dell’esposizione e accompagnano il lavoro lungo un percorso segnato da tratti ¿sici quanto sensuali in cui l’immagine estetica del lavoro segue una continua evoluzione.