CHIESA DI SANTO STEFANO

VARESE

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CHIESA DI SANTO STEFANO

La chiesa, considerata uno dei monumenti piu antichi del territorio varesino, si presenta oggi nelle forme architettoniche del X-XI secolo. All’edificio romanico preesistono altre costruzioni certe testimoniate dal ritrovamento di fondazioni di due edifici, il primo antecedente al VII secolo -un semplice sacello-, il secondo attribuito al VII-VIII secolo, edificio ad aula unica dotato di abside. Antiche tombe rinvenute durante i restauri testimoniano il ripetuto uso quale cimitero degli spazi intorno agli edifici di culto edificati sulla medesima area. La posizione geografica prossima alle vie di transito romano-galliche verso il nord Europa, il ritrovamento nei pressi di un’ara romana la cui iscrizione fa riferimento al culto del dio Silvano, nonché una tomba d’epoca romana posta all’interno della chiesa, fanno presupporre origini del luogo sacro ancora piu’antiche, legate ad una religiosità pagana. La chiesa attuale si presenta in forma di aula unica absidata. Dopo i restauri è visibile l’arco policentrico che configurava l’apertura originaria dell’abside, ora definita da un arco in forma tardo gotica. Le murature perimetrali della navata, in precedenza interamente intonacate e in parte dipinte, rivelano una tecnica di costruzione che alterna l’uso di piccoli conci di aspetto grezzo a corsi di pietre da fiume posati secondo un piu’curato”opus spicatum”. Elemento architettonico non legato alla costruzione romanica è la cappella a baldacchino, o ciborio, giustapposta alla parete meridionale e ricavata totalmente all’interno del perimetro della navata; d’aspetto tardo gotico è costruita intorno alla fine del XV secolo. All’edificio principale è accorpata la torre campanaria la cui costruzione originaria è ascrivibile alla fine del X-inizio XI secolo ed integrata nel corso dei secoli XIV e XVI. La parete interna dell’abside romanica era originariamente affrescata con un ciclo pittorico coevo (tardo XI secolo). I lacerti visibili ne dimostrano l’altissima qualità artistica ed espressività. Ora l’abside ospita due cicli di affreschi, attribuiti ad autori riconducibili per maniera alla scuola di Galdino da Varese. Realizzati tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo presentano un impianto decorativo assimilabile a quello degli affreschi dell’abside di san Pietro a Gemonio, forse opera del medesimo Maestro. L’altare romanico, blocco cubico traslato nella posizione originaria durante il restauro, rappresenta un raro esempio di conservazione di altare romanico affrescato. Ospita sui fianchi due affreschi attribuibili all’XI secolo: a destra Sant’Ambrogio, a sinistra l’effigie di un Santo la cui identità è oggetto di studio. La parete nord ospita affreschi di varie epoche. Un primo databile fra il XII e il XIII secolo raffigurante Santi, fra i quali un riconoscibile Santo Stefano; un secondo, la cui esecuzione è ascrivibile alla seconda metà del XIV secolo, raffigura Cristo in Gloria nella mandorla fra Sant’Ambrogio, San Giacomo e il donatore. Ad essi si aggiunge una teoria di affreschi votivi tutti raffiguranti Madonne in trono con Bambino databili alla seconda meta’del XV–inizio XVI secolo. Il ciborio accoglie un pregevole ciclo pittorico di fine‘400, eseguito da Galdino da Varese coadiuvato da lavoranti della sua bottega. La parete di fondo della cappella ospita una serie di affreschi per cui data e sequenza d’esecuzione sono oggetto di diverse valutazioni tra gli studiosi; notevole una Madonna del Latte in trono di attribuzione trecentesca.

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