“O chiese di Liguria, come navi / disposte ad esser varate! / O aperti ai venti a all’onde / liguri cimiteri!” scriveva in Liguria Vincenzo Cardarelli, che riprende la stessa immagine nella lirica Sera di Liguria: “Le chiese sulla riva paion navi / che stanno per salpare”.
Tra queste chiese-navi protese sul mare c’è anche Sant’Erasmo, che in realtà non è chiesa ma oratorio. Aperto ai venti e alle onde era anche il suo antico cimitero, dove è ora l’ex tiro al piccione d’epoca fascista, poi tiro al piattello e oggi sede della Pro Loco di Quinto.
La vita leggendaria di sant'Erasmo narra che egli fu vescovo di Antiochia e poi di Formia, dove sarebbe stato prodigiosamente trasferito da san Michele arcangelo e ove avrebbe subito il martirio nel 303, sotto l'imperatore Diocleziano. La sua protezione è invocata dai malati d'intestino (la tradizione vuole che sia stato suppliziato avvolgendogli le viscere su un argano) e soprattutto dai marinai, come confermano i numerosi edifici sacri dedicatigli in località di mare.
Il suo nome contratto e alterato è stato dato anche al fenomeno dei fuochi di Sant'Elmo, scariche elettroluminescenti che si manifestano specialmente sulle alberature delle navi.
A lui si intitolò qui la Compagnia di Sant'Erasmo, già documentata nel 1464 e tuttora esistente, i cui confratelli si dedicavano all'esercizio di attività devozionali e di opere di misericordia quali l'assistenza ai malati e la sepoltura dei defunti. La loro sede fu via via ampliata e modificata nei secoli, venendo dotata di opere d'arte tra le quali spiccava il polittico con Sant'Erasmo tra i santi Pietro e Paolo, dipinto nel 1528 da Perin del Vaga, allievo e collaboratore di Raffaello, in segno di riconoscenza per essere scampato a un naufragio nel viaggio dalla Toscana a Genova, dov'era stato chiamato da Andrea Doria per la realizzazione del Palazzo del Principe a Fassolo.
Nel XIX secolo, in un momento di difficoltà economiche, il capolavoro fu venduto all'Accademia Ligustica di Belle Arti, nel cui Museo lo si può tuttora ammirare, e venne sostituito da una fedele copia eseguita nel 1871 da Giovanni Quinzio.
Degni di nota sono anche un drammatico Crocifisso quattrocentesco, che si tramanda sia stato donato da pellegrini di ritorno dal santuario di Sant'Jago de Compostela, e sopra l'altar maggiore il gruppo ligneo raffigurante Sant'Erasmo di Anton Maria Maragliano, del 1711.