CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO A RASTIGLIONE

RASTIGLIONE, VERCELLI

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CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO A RASTIGLIONE
Bella chiesa di montagna del 1609. Ospita una tela dell'adorazione dei Magi (1631) di Francesco Ferrari, l'ancona e la statua della Madonna Immacolata (1669) di Gaudenzio Sceti e gli affreschi della volta di Defendente e Lorenzo Peracino. Partecipa annualmente al festival "Organi storici della Valsesia", grazie al suo magnifico organo, sul quale si esibiscono artisti di fama internazionale Dalla guida di Don Luigi Ravelli, la descrizione della Chiesa di San Michele: “Anticamente faceva parte della parrocchia di Gozzano dalla quale si separò in epoca imprecisata, anteriore certo al 1580, continuando però fin a questi ultimi anni a pagare al capitolo di S. Giuliano una decima. La chiesa, dedicata a San Michele e consacrata nel 1608, è graziosa e ricca. Di gran valore è il primo altare a sinistra, tutto in marmo policromo finemente lavorato; in esso si venerano le spoglie di San Teodoro estratte dal cimitero di San Callisto e quivi trasportate nell’anno 1683. Nella cappella seguente s’ammira un quadro rappresentante l’Adorazione di Magi; reca in basso la data 1631 e gli intelligenti d’arte lo attribuiscono a Francesco Ferrari. Sotto vi sta un quadretto della natività della scuola di Gaudenzio. Altre pitture pregevoli sono sparse in questa chiesa. Il Peracino primo vi dipinse tre quadri, la Creazione del Mondo, S. Caterina e l’estasi di S. Pasquale Baylon; Tarquinio Grassi illustrò in due grandi quadri la vita di S. Rocco; il Peracino terzo e quarto frescarono sul volto della chiesa ed il coro i fasti dell’Arcangelo Michele nonché gli apostoli e i quattro evangelisti; finalmente Giuseppe de Giorgi nel 1910 ornò di ricche ed artistiche decorazioni l’intera chiesa. Degni d’osservazione sono pure i quattro quadretti dipinti a fuoco sui vetri del coro”. All’interno della chiesa sono visibili alcune iscrizioni dedicatorie “i benefattori di Roma” che furono alcuni Rastiglionesi che periodicamente – dal 1600 - tornavano da Roma dopo aver lavorato sostenendo così le proprie famiglie. Le iscrizioni sono poste sulla balaustra di fronte all’altare maggiore, sull’altare maggiore stesso, entrambi in stile barocco e realizzati in marmi policromi e sul coro ligneo. Fino al 1980 nessuno conosceva il motivo di tali iscrizioni. Fu Mario Bannoni un saggista romano discendente di uno di questi lavoratori rastiglionesi (tale Francesco, originario della frazione di Campiano e stabilitosi a Roma nel 1771), a condurre ricerche sulla propria famiglia, sia nella Capitale sia a Rastiglione. Le ricerche dimostrarono che i rastiglionesi temporaneamente residenti a Roma (considerati "stranieri" in quanto appartenenti a uno stato diverso da quello pontificio) svolgevano da emigranti prevalentemente l'attività di calzolaio (scarpinello) "tra Piazza di Pietra e il Corso". Per tutto il secolo XVIII, secondo le ricerche di Bannoni, coppie di fratelli si alternavano di tre anni in tre anni tra "la patria" dove risiedeva la famiglia e la bottega di Roma, recando con sé i figli e i nipoti a praticare l'arte non appena cresimati. Francesco fu infine quello che decise di restare a Roma e chiedere una dispensa papale per sposarsi perché sprovvisto dei documenti, difficili da far pervenire dalla "patria" lontana. Di notevole fattura è anche l’altare in legno sulla destra finemente scolpito e decorato. Degno di nota è anche l’organo, del tipo a trasmissione meccanica (realizzato nel 1891 e restaurato nel 1978) che da tempo è tappa del “Festival storici organi della Valsesia” con diversi concerti.
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