La chiesa è stata fondata nel 1581, su suolo donato da Ascanio Coppola a padre Paolino Bernardini da Lucca, il riformatore dei Predicatori d’Abruzzo reverendo superiore dei confratelli, medesimi proprietari della chiesa fino al sopraggiungere delle leggi murattiane. Solo pochi anni più tardi rispetto alla data di fondazione e per concessione di lasciti e rendite di Ferdinando Caracciolo, conte di Biccari e duca d’Airola, la chiesa fu ampliata.
La chiesa al suo interno si presenta a navata unica, con cinque cappelle per lato, ampio spazio absidale tipico delle chiese della Controriforma. La cupola riporta interventi d’opera di Pietro De Marino che la restaurò nel 1644, sostituendo le finestre ad oculo con altre alla moderna. Molte sono le opere sottratte alla chiesa ed alla possibilità di poterle trafugare come è stato per molte altre sparite dall’elenco. Oggi al Seminario Arcivescovile a Capodimonte, proveniente da questa chiesa si conservano uno stupendo San Gerolamo, del 1572 opera di Giovann’Angelo Criscuolo, una Circoncisione, una Madonna coi Santi Tommaso e Caterina, ed un’altra ritraente una Madonna del Rosario tutte di Giovan Bernardo Azzolino. Ed infine due tele di Santillo Sannino, due del Ragolia, una di Paolo De Matteis, ed una di Giuseppe Simonelli. Mentre invece nei locali B.A.S., della Sopraintendenza si conserva la cona di legno riccamente intarsiata dal Saccatore nel 1613 ed in chiesa restano, nella prima cappella di sinistra gli affreschi di Bernardo Azzolino ritraenti le Storie di San Raimondo di Peñafort, un’Adorazione dei Magi, la Strage degli Innocenti, il Battesimo di Gesù ed una Pietà e Sante invece stanno nella seconda cappella di destra. Gli affreschi nella cappella del transetto di sinistro sono di Belisario Corenzio, mentre a Gaetano D’Agostino si attribuiscono gli affreschi della quarta cappella a sinistra con le Storie del Nuovo Testamento; sull’altar della quarta cappella si destra una volta fu collocato poi andato perduto per sempre, una tavola, ritraente la Chiamata dei santi Pietro ed Andrea di Giovan Bernardo Lama. All’abside, la grande tela del santo Monacone che compie il miracolo, opera di Paolo De Majo del 1742 ed infine alla destra del presbiterio il sepolcro di Isabella Guevara, disegnato da Dionisio Lazzari e la statua della defunta di Aniello Falcone, scolpita nel 1673. L’altar maggiore, o almeno quanto resta di questo è di Giuseppe Gallo e la balaustra è opera dei fratelli Bartolomeo e Pietro Ghetti.
(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 13° itinerario)