Chiesetta dal grande valore storico e sentimentale.
Eretta nel secolo XVII dalla comunità di Nerviano quale ex voto per la cessazione della peste, di manzoniana memoria, che spopolò il Milanese dal 1629 al 1632. In questa zona, costituisce uno dei pochi monumenti che ricordi la tragica epidemia, ben più grave di quella del 1576 detta di S. Carlo, comunemente ricordata nel Milanese. Tanto grave che nella sola Nerviano la peste si portò via più di un terzo dell'intera popolazione, allora 1400 abitanti, riducendola a 890 superstiti, come rilevabile dallo Stato d'anime eseguito dal prevosto Martinoli (successo al Sonnio morto di peste nel 1630) nel 1631 al cessare del contagio.
L'apice della pestilenza si raggiunse, in Nerviano, nel 1630, quando ci si dovette arrendere all'evidenza del morbo, prima negata, e provvedere al luogo per gli appestati, cioè un lazzaretto. Questi venne istituito su di un terreno incolto lungo l'Olona, a metà strada con Pogliano (il lazzaretto servirà anche per tale comunità), di proprietà dei monaci Olivetani che poi verrà successivamente donato al Comune durante l'erezione della chiesa. Nel momento più crudo della pestilenza che prende corpo nella coscienza dei reggitori e del popolo l'idea dell'erezione di un oratorio campestre a ricordo e quale voto religioso da farsi per la liberazione della peste. Al compimento del voto si dovette però attendere qualche decennio; infatti, al cessare della peste seguirono anni di estrema miseria, i più tristi del secolo. Il voto verrà assolto al termine delle guerre, quando l'economia e le migliorate condizioni di vita lo permetteranno. Animatore e promotore della costruzione fu il prevosto e vicario forane Don Agostino Terzaghi, uomo colto, preparato e di indubbie capacità che resse con mano ferma e per un trentennio fino al 1667 la Pieve di Nerviano. La chiesa venne iniziata intorno al 1656 e costruita col concorso di tutta la popolazione, senza particolari sovvenzioni nobiliari, senza patronato di nobili famiglie; chiesa nata povera e realizzata con le offerte ed il sudore della povera gente e quindi tanto più meritoria, quanto più misera era allora l'esistenza. Completamente ultimata nel 1663 venne consacrata il 9 settembre dello stesso anno dall'Arcivescovo di Milano Alfonso Litta alla presenza di tutto il popolo ed il clero della Pieve. La chiesa venne dedicata a S.Gregorio Magno protettore della peste, sull'esempio del Lazzaretto di Milano e perché questa era la tradizione, ma la bella iscrizione latina posta sopra la porta d'ingresso dettata quasi sicuramente dal Terzaghi è che ascrive all'opera di Cardinal Federico la liberazione della peste e significativa per i sentimenti che il clero all'epoca ebbe per il secondo Borromeo, la cui figura non poteva non essere ricordata nell'occasione.