Il Monastero basiliano sito nel quartiere Immacolata, edificato tra il 1776 e il 1791, è una grande costruzione a corte, con annessa chiesa, che nel corso del tempo, dopo la legge di soppressione degli ordini religiosi del 1866, è stato adibito a diverse funzioni, come scuole e Pretura.
Il Monastero era stato costruito, su progetto ispirato dall’architetto Giovan Battista Vaccarini (Palermo, 1702-Milazzo, 1769), per sostituire l’antico Monastero basiliano, fondato nella frazione collinare di Gala nel 1105, danneggiato da terremoti e smottamenti di terreno, e di cui oggi esistono solo dei resti.
Il forzato abbandono del Monastero da parte dei monaci nel 1866 ha favorito il degrado della chiesa e la spoliazione di gran parte degli arredi sacri, della biblioteca dei monaci e di alcune opere d’arte, come il ritratto del Conte Ruggero e il ritratto dell’Abate Eutichio Ajello (1711-1793). Per molti anni la chiesa rimase abbandonata e resa inaccessibile con le tre porte d’ingresso murate. Negli anni Cinquanta del XX secolo fu sollecitato il restauro dell’importante edifico, che avvenne in varie fasi negli anni Sessanta e Settanta, permettendone la riapertura al culto nel 1969. Fu rifatto il tetto, che nel frattempo era crollato, ma senza il controsoffitto a volta e ricostruita in cemento armato la cantoria originariamente in legno.
Il prospetto della chiesa era arricchito da un prezioso tondo in marmo del XVI secolo attribuito al Gagini, proveniente dal vecchio monastero di Gala e sottratto furtivamente da ignoti nell’estate del 1991. All’interno si trova, murato in un vano, un coperchio di un sarcofago in marmo del XV-XVI secolo, raffigurante un personaggio sconosciuto. Le pareti della chiesa sono affrescate con scene della vita di San Basilio e nell’altare era posta la statua della Madonna di Tindari, poi spostata, realizzata nel 1925 dallo scultore barcellonese Matteo Trovato.
Oggi l’ex complesso è abbandonato e la chiesa è chiusa. Si trova in uno stato di estremo degrado e continui furti di quel poco rimasto all’interno della chiesa. Si rimane in attesa di un restauro che riqualifichi l’importante complesso monumentale.