La chiesa di Sant'Antonio Abate a Viconago, monumento nazionale, è una delle testimonianze arcaiche più interessanti del Varesotto. L'antica parrocchiale, dopo decenni di noncuranza, da qualche decennio è oggetto di un laborioso intervento di restauro che ha riportato alla luce cicli pittorici collocabili tra il XII e XIX secolo, tra cui spiccano gli affreschi delle absidi, attribuiti a Guglielmo da Montegrino e a Bartolomeo da Ponte Tresa.
Inserito armonicamente nel cuore del borgo, l'edificio che si presenta come un'aula quadrangolare coronata da due absidi a pianta quadrata, coperta da volte a crociera, ha raggiunto l'aspetto attuale attraverso diverse campagne costruttive succedutesi nei secoli, quasi certamente dovute ad esigenze di ampliamento legate al costante aumento della popolazione. Il nucleo originario, di cui rimane traccia in una finestrella a croce luminosa lungo la parete occidentale, risale all'epoca preromanica o romanica, collocabile tra il 950 ed il 1100 d.C.
L'interno rivela un'inaspettata ricchezza decorativa. I cicli pittorici di maggior valore si concentrano nelle absidi:
quella di sinistra sulla parete frontale presenta una Crocifissione che rivela una grande ricchezza di particolari: Una donna, probabilmente la Maddalena, abbraccia la croce; accanto a lei un teschio e le gambe del cosiddetto "uomo selvaggio". Lungo la parete laterale una Teoria di Santi e una Natività nella lunetta sopra la finestrella. La volta a crociera racchiude l'effige di Cristo Pantocratore attorniato dai simboli dei quattro evangelisti. L'intero ciclo è attribuito a Guglielmo da Montegrino.
L'abside destra fu decorata per mano di Bartolomeo da Ponte Tresa, allievo di Bernardino Luini, attivo nella prima metà del XVI secolo; nella fascia centrale riprende una Teoria di Santi ed una Adorazione dei Magi nella lunetta sovrastante. La volta a crociera è affrescata con i Padri della Chiesa.