La legge borbonica che, rifacendosi all’editto di Saint Cloud, vietava la sepoltura nelle chiese era del 1817, ma bisognerà aspettare altri vent’anni, ed in particolare la tragica epidemia di colera del 1837, per convincere la municipalità sulla necessità di costruire un nuovo cimitero. La progettazione venne affidata all’architetto Giovanni Memola di Acquaviva, mentre l’esecuzione fu fatta in economia dall’amministrazione. I lavori iniziarono nel 1840 e terminarono otto anni dopo; parteciparono alla realizzazione i migliori capimastro dell’epoca: i Rossi e i Pasciolla sotto la guida del grande Pietrantonio Schettini. Nonostante la legge, che prevedeva già la realizzazione di cimiteri per sola inumazione, si riuscì a derogare scegliendo la tecnica della tumulazione. La chiesa, sotto il titolo di S. Francesco da Paola è a cupola con un solo altare, sul lato destro sono posti la sagrestia e l’obitorio mentre sul lato sinistro è la stanza del custode. Alle spalle della chiesa ci sono le bocche dei 16 sepolcri e sui lati i cippi ed i cenotafi. Due sepolcri furono utilizzati per l’epidemia di colera del 1865-66. Il cimitero è rimasto in uso sino al 1910, quando venne costruito il nuovo camposanto, questa volta, finalmente, per inumazione.