Ceramiche di Caltagirone, oggetti che portano con loro una storia ricca di millenni se è vero che molti reperti archeologici attestano la presenza di ceramiche sin dal Neolitico. Un cratere a figure rosse scoperto nel 1914 risale al periodo compreso tra il VII secolo e il V secolo a.C. Nel cratere è rappresentato un artigiano al lavoro al tornio, intento a modellare un pithos (parola greca che indica la nostra giara). Questo prezioso cratere è oggi conservato e custodito all'interno del Museo della Ceramica di Caltagirone. La produzione e la lavorazione delle ceramiche si arresta quasi nel periodo Bizantino e poi Romano, per tornare in auge (grazie a nuovi strumenti e tecniche innovative) sotto la dominazione araba. La città di Caltagirone, conquistata dagli arabi nell'827, deve proprio a questa popolazione il suo nome attuale: Kalat al Giarun, che significa la collina dei vasi. La storia della ceramica di Caltagirone prosegue per alti e bassi, attraverso i secoli. Nel '700, però, il calatino si afferma come centro propulsore di produzione e diffusione e le ceramiche di Caltagirone vivono il loro secolo magico: non c'è casa o chiesa siciliana che non possieda oggetti di questi tipo: bottiglie, acquasantiere, vasi, edicole votive, candelieri. Quasi tutti gli oggetti che ornavano le case erano realizzati in ceramica. Nel 1918, grazie a Don Luigi Sturzo, viene inaugurata a Caltagirone la Scuola della Ceramica, oggi Istituto d'Arte per la Ceramica, e le botteghe che oggi sono presenti nel territorio calatino sono diverse decine.
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