Il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, tra le opere d'arte più celebri del Salento, è stato realizzato tra il 1163 ed il 1165 dal monaco Pantaleone facente parte dell'Abbazia di San Nicola di Casole a Otranto. La firma dell'autore è incisa nella parte inferiore dell'opera vicino all'ingresso principale della Cattedrale, più precisamente non all'interno della Chiesa ma all'esterno, subito dopo la soglia della porta. Un dettaglio che ancora oggi fa riflettere lasciando aperti dibattiti a proposito. Realizzato con dei tasselli di calcare, il mosaico si estende per circa 16 metri e ricopre per intero il pavimento. Nella parte centrale raffigura un albero, con i rami del bene e del male, considerato fino a poco tempo fa, la rappresentazione dell'albero della vita. Le altre raffigurazioni – quasi globalmente – sono tratte, invece, dall' antico testamento, sebbene alcuni elementi siano completamente fuori dal contesto. Sull'altare maggiore è raffigurato Bisanzio, con un' insieme di cerchi che racchiudono figure umane e animali. La parte che riguarda il presbiterio, raffigura dapprima Adamo ed Eva mentre vengono cacciati dal paradiso terrestre e poi Re Artù che monta un caprone con in mano uno scettro curvo – totalmente in disuso in quel tempo. Proseguendo troviamo il gatto di Losanna, con accanto Caino con in mano un bastone ed Abele quasi inginocchiato per il dolore inferto da Caino. Sulla parte superiore dell'albero, in corrispondenza della cupola vi è raffigurato il Demonio sottoforma di serpente, collocato tra Adamo ed Eva. Scendendo più in giù troviamo la raffigurazione dei dodici mesi dell'anno, formati da dodici cerchi decorati come una cornice, con all'interno i dodici mesi dell'anno. Per ogni mese viene raffigurato un tema. Più in basso ci si imbatte nella raffigurazione del diluvio universale con la mano di Dio che impartisce ordini a Noè inginocchiato al suo cospetto, ed affianco la costruzione dell'Arca con la salita degli animali sulla stessa. Subito dopo si incontrano degli umani che stringono tra le mani un ramoscello di ulivo, simbolo della fine del diluvio e il ritorno alla pace. La base del mosaico è rappresentata da un albero privo di radici, sorretto da due elefanti. Dalla descrizione delle differenti raffigurazioni, piuttosto articolate e complesse, si può comprendere quanto il mosaico, tuttora, sia di difficile decifrazione Resta quasi avvolto in un mistero che contribuisce a renderlo ancora più affascinante agli occhi dei visitatori.