Le rovine del Castello Santapau di Licodia Eubea, che si ergono al centro del moderno abitato su un rilievo di roccia calcarenitica, sono il simbolo di un grandioso passato, ma anche risorsa per un nuovo e sostenibile riscatto.
Qui, l’archeologo roveretano Paolo Orsi, una delle figure più significative dell’archeologia europea fra Ottocento e Novecento, vi individua la sede dell’acropoli dell’antico centro indigeno, ellenizzato.
Di epoca arcaica è l’acquedotto, ormai inattivo, che dalla sommità della collina del castello si dipana sotto il moderno abitato di Licodia Eubea. Si tratta di una delle opere, nel suo genere, più significative presenti in Sicilia, che durante il periodo paleocristiano e tardo antico, nei pressi della collina, venne rimaneggiata e trasformata in sepolcreti e piccole catacombe.
Intorno all’VIII secolo d. C. i bizantini, per contrastare gli incessanti assalti dei Musulmani che a partire dal VII secolo avevano iniziato a saccheggiare le città costiere dell’Isola, costruirono, sulla sommità del massiccio roccioso, l’antica fortezza, di cui oggi rimane il paramento murario esterno e l’agglomerato cementizio al suo interno, tipico del sistema costruttivo adottato nell’Isola durante la dominazione bizantina. Distrutta dai Musulmani, il sito venne denominato col nome di al Kudyah (la collina), come si desume dal toponimo moderno di Licodia.
Le prime fonti scritte che menzionano il castello risalgono al 1272, momento in cui gli Angioini, dopo la conquista dell’Isola, redassero un elenco delle fortezze presenti in Sicilia. Durante la presenza francese nell’Isola, il castello e le terre di Licodia passarono dalla fazione angioina a quella aragonese a seconda delle alterne vicende, fino al 1393. Quando, dopo le sanguinose lotte tra Catalani e Latini, che portarono in Sicilia al governo il duca Martino di Montblanc, il castello venne affidato a Ughetto Santapau, componente della nobile famiglia Catalana, giunta in Sicilia a seguito dei Martino.
I Santapau ressero le sorti di Licodia fino al 1618, quando l’ultima Santapau, Donna Camilla, a seguito della sua morte, lasciò il marchesato di Licodia al figlio Vincenzo Ruffo Santapau.
Vincenzo Ruffo preferì vivere a Napoli, da dove arrivavano opere d’arte di artisti napoletani, che oggi in parte si conservano nelle chiese di Licodia Eubea; morì a Napoli il 22 giugno 1632.
I Ruffo, comunque, non vissero nel castello di Licodia, ma preferirono vivere altrove. L’undici di gennaio del 1693 una terribile scossa di terremoto distrusse molte città e paesi della Sicilia sud orientale, tra cui Licodia e l’antico maniero, testimone di un passato che ancora oggi in parte si conserva e che attende di essere svelato.