La struttura originaria, presumibilmente voluta dal normanno Raone di Sanframondo nel 1139, fu più volte rimaneggiata e trasformata nei secoli che seguirono. A sud fu eretta la cinta merlata divisa in cortine, con quattro torri merlate e, nella parte centrale, fu costruito il palazzo feudale con il mastio, mentre ad est fu scavato il fossato con il ponte levatoio. Anche se non era di vaste proporzioni, il castello poteva essere considerato come un forte dove una guarnigione bene armata, poteva dare filo da torcere al nemico. Il tempo, le catastrofi e le intemperie lo hanno deteriorato notevolmente: il terremoto del 1456 arrecò i primi danni che furono rimediati solo parzialmente dalla ricostruzione ad opera degli Aragonesi nel 1461. Nel 1469 il castello fu affidato ai Carafa che lo tennero fino al 1806. Quando il feudalesimo fu abolito, rimase come dimora degli schiavi addetti alla coltivazione delle terre, che non ne ebbero più cura. Solo nel XX secolo dopo cinque anni di restauro, realizzato in base alle notizie dateci da un manoscritto del Pingue (1702), nonché dallo studio dei ruderi esistenti, la ricostruzione di questa fortezza ha permesso il recupero dalle rovine di due grandi ambienti, dei quali uno è sede del Museo delle Farfalle l'altro di una panoramica sala convegni. Nell'enorme terrazzo, che sovrasta l'intera vallata, è stato allestito un teatro all'aperto, cornice di numerose manifestazioni nel periodo estivo, mentre nella parte inferiore, immediatamente dopo il cancello di ingresso, trova spazio un grazioso giardino pensile e un ulteriore terrazzo che permette di meglio osservare le vallate del Titerno e del medio Volturno e il massiccio del Matese. Oggi il castello è il fulcro della vita culturale del paese in quanto sede di importanti manifestazioni: dalle rassegne teatrali e cinematografiche a quelle musicali, dalle mostre d'arte e quelle fotografiche.
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