Il Castello/Villa Crivelli è una residenza signorile centrale nell’abitato di Inverigo, che mantiene ancora oggi la sua importanza storico-artistica, nonostante gli ultimi decenni di difficoltà e abbandono ne abbiano causato il progressivo degrado. Collocato in posizione scenografica sul territorio, presenta ancora le tracce della sua storia millenaria, combinando elementi di ambito militare (l’antico castrum e l’area carceraria seicentesca), un ricco settore residenziale edificato tra Cinque e Ottocento (completa di un teatro di corte del 1750) e infine un ampio corredo di cascine e ambienti produttivi destinati allo sfruttamento agricolo del territorio circostante (tra cui un torchio da vino del 1730). Al netto della loro varietà, questi elementi costituiscono una realtà unitaria coerente in forma di borgo interno, collegato al paese con un ingresso monumentale aperto al dialogo con il paesaggio esterno.
Peculiare anche la costruzione del giardino, alla francese e a terrazze sul retro, che si allarga nella tenuta attraverso il viale dei Cipressi, un progetto capace di modellare il paesaggio e armonizzare il profilo del complesso alla natura varia e collinare di Inverigo, collegando su un percorso di circa due chilometri la cima del colle, il Castello stesso, il santuario di Santa Maria alla Noce e la valle del Lambro, con l’oratorio campestre di Sant’Andrea del Navello e l’Orrido di Inverigo, il più grande orrido morenico d’Italia. Interessante anche il panorama religioso, che unisce resti medioevali, come la chiesa di San Silvestro distrutta a inizio XIX secolo, e la chiesa di Santa Maria Annunziata, settecentesca.
Nato come torre di avvistamento e come borgo fortificato alla metà del Medioevo, il Castello passò prima agli Scotti di Inverigo e poi, dal 1411, ai Giussani. Essi iniziarono la vocazione residenziale, con lacerti di affreschi cortesi tardogotiche. La residenza rimase nelle loro mani fino al 1580, quando fu ereditata da Flaminio Crivelli, a cui si deve l’avvio della sua riorganizzazione nell’aspetto attuale. I Crivelli trasformarono infatti il nucleo signorile di epoca tardo-medievale e rinascimentale in una villa di delizia, con affreschi manieristi e rococò, aperta a est verso il viale dei Cipressi, costruito in più fasi dalla stessa famiglia a partire dal 1664. Da qui i marchesi amministravano le vaste proprietà brianzole in virtù dei loro diritti fiscali e giudiziari sui sudditi, a cui si ricollega la presenza delle carceri, l’alloggio per le guardie e il collegamento con il pretorio nell’area dell’antico castrum. Il cortile centrale venne invece chiuso solo nel 1805 da un portico realizzato dell’architetto Leopoldo Pollack. Dopo le campagne napoleoniche, i Crivelli mantennero un ruolo di prim’ordine, sia in campo culturale, ospitando intellettuali come il conte Belgiojoso e Ugo Foscolo, ma anche produttivi, innovando le tecniche di coltivazioni e valorizzando le produzioni locali in ambito vinicolo e della bachicoltura.
Posta sotto vincolo ambientale e monumentale dal 1939, negli anni’50 la proprietà venne ceduta a un’azienda immobiliare insieme con l’area dell’orrido e, in seguito, spogliata dei quadri e del mobilio. Nonostante progetti a uso residenziale e alberghiero in anni recenti, uniti a speculazioni nell’area più pianeggiante del Viale dei Cipressi, tutte le iniziative di riqualificazione si sono rivelate fallimentari, portando all’attuale condizione di incuria.