CASTELLO

GROTTERIA, REGGIO CALABRIA

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CASTELLO
Nella parte alta del centro abitato di Grotteria, sulla rupe denominata Santa Margarita, in posizione dominante sulla Vallata del Torbido (circa 420m. slm) sono ancora visibili i ruderi di un antico ed imponente castello medievale, chiamato “Castello di Minerva”, "Casteju" in gergo locale, testimonianza di un glorioso passato. Il castello venne definito "Castrum seu fortellitium cum citadella circumcirca fabricata seper quodam monte cum tutti im medio, cum suis munitionibus, bombardis, cum molendinis artaturis et aliis necesariis ad custodiam et defensionem castrorum cum gisternis tribus". Secondo gli storici, il maniero fu costruito probabilmente dai Normanni, tra l’XI e il XII secolo, sui resti di una struttura molto più remota, forse di origine bizantina, allorquando profughi greci, provenienti dalle coste, edificarono in questo luogo un “Phourion”, a guardia e controllo della via istmica. Naturalmente non mancano leggende e curiosità legate al castello: si racconta che tra i suoi ruderi sia nascosto un favoloso tesoro, custodito da una gallina dalle uova d’oro, che nessuno è mai riuscito a trovare; pare infatti che tutti coloro che ci abbiano provato, siano stati strangolati da lunghi serpenti, usciti improvvisamente dal terreno, e solo chi riesce a superare questa prova, potrà impossessarsi del tesoro. Un’altra leggenda racconta che Idomeneo, esiliato da Creta, fece costruire il castello, mentre un’altra ancora, più fiabesca, narra che, trovata la pietra giusta, bisognava sbattere la fronte in un punto esatto in modo che si aprisse e facesse comparire una nidiata di pulcini d’oro seguiti da una chioccia. Il complesso, che occupa una vasta area, nacque come fortezza e non come abitazione, come testimoniano alcune feritoie ancora visibili nella muratura, dalle quali si sorvegliavano costantemente le zone sottostanti. Il castello ha subito nei secoli diverse modifiche e ristrutturazioni, raggiungendo il periodo di massimo splendore tra il ‘400 e il ‘500. Prima del suo definitivo abbandono venne utilizzato anche come prigione, nonostante fosse seriamente compromesso nella sua staticità dai violenti terremoti succedutosi nei secoli; infatti già nel 1800 viene descritto come un rudere nella Cronaca di Grotteria dallo storico Lupis Crisafi. Da testimonianze tramandate fino ai nostri giorni dagli studiosi, il castello presentava due torri, di cui una disposta a Nord di forma circolare e l’altra semicircolare, a metà della cinta muraria; vi era inoltre il Mastio, anch’esso a pianta circolare ed una grande cisterna idrica sotterranea. L’ingresso era definito da un ricco portale a tutto sesto, e, molto presumibilmente, in origine, vi era anche un ponte levatoio. Intorno al 1600, il portale venne sostituito da un altro composto da blocchi squadrati in pietra granitica, mentre un intervento in muratura di datazione incerta è da ricercarsi nel contrafforte angolare posto sul lato sinistro del prospetto d’ingresso. Di questo esempio di architettura difensiva oggi, purtroppo, rimangono soltanto delle rovine, rappresentate da porzioni di mura perimetrali, da alcuni resti delle due torri e della cisterna, oltre alle tracce del portale, semidistrutto da un crollo nel 1985. Vi si accede tramite una scalinata in parte in pietra e in sterrato, ricavata nel pendio prospiciente la SS 501. Di fronte all’ingresso, nel 1952, in occasione dell’anno mariano, venne eretto un obelisco, alto circa 7 metri, sormontato da una statua raffigurante la Madonna Immacolata, comunemente detta “a Madonnina”.
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