CASTELLO DI VALDINOCE

MELDOLA, FORLÌ CESENA

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CASTELLO DI VALDINOCE
VALDINOCE, per i significativi resti, ancora visibili, che testimoniano la presenza di un castello e di una rocca con i rispettivi borgo inferiore e superiore, un tempo feudo dei Manfredi di Valdinoce, oggi si affaccia all'attenzione della storia come un sito di primaria importanza negli avvenimenti che hanno visto la formazione delle signorie in Romagna a partire dal XII secolo. La ricerca archeologica pone il luogo di Valdinoce già abitato durante l'età del ferro, ne è dimostrazione il ritrovamento di alcune sepolture contenenti oggetti in bronzo, la storia scritta invece inizia nel 1030 quando il sito geografico viene riconosciuto come territorio populensi. I Manfredi si attestarono in Valdinoce nel XII sec. e vi rimasero sino alla fine del '500 quando cedettero il feudo agli Aldobrandini, divenuti nel 1598 signori di Meldola per volere di Clemente VIII, passando per asse ereditario ai Doria-Pamphili che lo tennero sino al 1798, anno della abolizione dei diritti feudali. La permanenza dei Manfredi era legata ai servigi che essi garantivano agli Arcivescovi di Ravenna, legittimi proprietari del sito, anche se alcune vicissitudini con i Malatesta e gli Ordelaffi in certi casi modificarono per qualche tempo il possesso del Castrum Valdenucis . Di primaria importanza economica era lo sfruttamento delle miniere di zolfo, che dal XVI al XX secolo ha dato vita a frequenti scambi con il porto di Cesenatico ed è stata la principale risorsa del territorio e dei possessori del feudo. Si ha notizia che nel 1260 il castello di Valdinoce con la sua corte e torre venne riconosciuto a Guido di Valdinoce e, prima di lui, agli inizi del XII sec., a certo Manfredo, probabile capostipite della dinastia dei Manfredi in Romagna. Nella Descriptio Romandiole del 1371 viene riportato che il Castrum Valdenucis è posto su una altissima collina, con rocca e torre, ossia fortilizio. Soggetto alla diocesi di Bertinoro, confinava con Teodorano, Castelnuovo, Valpondo, e possedeva 32 focolari. Il castello, a quel tempo, possedeva due gironi di mura con torri in cui spiccavano due porte, le quali davano accesso al borgo superiore e a quello inferiore. Tra i personaggi di maggior rilievo di Valdinoce ricordiamo Bartolomeus de Manfradis de Valdenusio (sec. XV), sostituto del Platina alla Biblioteca Vaticana. La sua collocazione nel territorio privilegia viste caratterizzanti sulle emergenze storiche (Rocche di Castelnuovo, Teodorano, Bertinoro, Meldola e Giaggiolo) e sulle bellezze naturali del paesaggio circostante (Monti di Carpegna, Campigna, calanchi di argille azzurre dell’appennino romagnolo, foreste Casentinesi e Mare Adriatico). Il castello può essere raggiunto anche dai pellegrini che percorrono la Via Romeo-Germanica. Questo meraviglioso complesso storico, abbandonato dall'uomo e disgregatosi a causa dell’incuria e del trascorrere del tempo, che ne hanno notevolmente minato la sopravvivenza, è stato rilevato da due giovani architetti e uno scultore nel tentativo di salvarne la memoria. Il Progetto di recupero prevede, attraverso una operazione di rivalutazione della sua storia, la ristrutturazione ed il suo uso a favore del pubblico e con il pubblico identificando e proponendo un progetto creativo con finalità turistico-ricettive, artistico-teatrali-musicali, eventi sportivi e attività di ristorazione.
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