CASTELLO DI SAN CASTO

SORA, FROSINONE

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CASTELLO DI SAN CASTO
A dominio della città di Sora, sulla sommità del Monte San Casto, a circa 500 metri di altitudine, si staglia la possente "Rocca Sorella" intitolata ai Santi Casto e Cassio. Fortezza inespugnabile che resiste ed ha resistito a tutto. Ai terremoti, al vento, al tempo e resta simbolo e guardia di un confine e di una porta: quella degli Abruzzi. Il Castello di San Casto e Cassio, è, senza dubbio, una delle emergenze di maggior pregio nell’ambito dell’architettura militare della provincia, e forse, malgrado il suo stato di rudere, dell’intero Lazio. Tale considerazione è ispirata anche dalle dimensioni stesse della struttura che, fra l’altro, lasciano ben intendere l’importanza che anticamente rivestiva la città. Dai Volsci ai romani, dai romani ai longobardi e poi a Federico II che dichiarando guerra a Sora la distrusse ma non poté far nulla contro il castello, fino alle casate nobiliari dei Della Rovere o Cantelmo e a quel Carrara che restaurandolo ha dato alla fortezza l’immagine attuale che il viandante, l’escusionista può in parte vedere e in parte sognare. Ad oggi, causa abbandono da parte delle varie gestioni politiche susseguitesi negli anni, è diventata una vecchia rovina sita sul monte, appunto, San Casto. La storia della Rocca Sorella, iniziando nel VI secolo a.C., risale quindi a tempi assai remoti. Dopo essere sorta come dominio volsco, fu un possedimento romano ed in seguito longobardo. Nel XIII secolo subì danneggiamenti ad opera dell’esercito di Federico II, e poi fu oggetto di alcuni rifacimenti. Esso fu inoltre possedimento di illustri casate nobiliari come i Cantelmo, i Della Rovere e i Boncompagni, di cui vide le schiere armate contro le milizie nemiche. Tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500 le terre sorane furono oggetto d’interesse di Cesare Borgia detto il “Valentino”. Questo, finanziato dal padre, mirava ad estendere i propri possedimenti e a ricacciare dai confini papali gli eserciti stranieri. Infatti, fra i progetti di Alessandro VI, padre di Cesare Borgia, figurava anche il reintegro di Sora nel territorio pontificio. Questo perché era considerato un feudo da recuperare dopo il famoso accordo di cessione del 1472 stipulato da papa Sisto IV Della Rovere. In seguito, l’arce civitatis nostrae Sorae, nonostante non avesse una finalità abitativa, ospitando illustri esponenti della nobiltà come piccolo duca Francesco Maria I e sua madre Giovanna Feltria di Montefeltro, acquisì la funzione residenziale. Ma è solo nel 1520 che il Castello di San Casto e Cassio subì la sua più vasta ristrutturazione e assunse le sue sembianze attuali. Sotto il ducato dei Della Rovere, Evangelista da Carrara di Bergamo, riprogettò e ricostruì il maniero altomedievale, che venne adattato alle nuove esigenze belliche. La fama dell’inespugnabile fortilizio si propagò velocemente e suscitò un largo interesse nell’ambito dell’arte dell’ingegneria militare. Esso faceva parte di un complesso di fortificazioni di cui sono testimonianza i ruderi delle due torri semicircolari di avvistamento che si incontrano nel salire al castello. Una seconda linea difensiva inglobò, nel secolo XV, la Torre aragonese presso la cattedrale di Santa Maria. Il Castello Sorano, inoltre, affascina i suoi visitatori per la presenza dei suoi 6 torrioni poligonali, quadrati e cilindrici eretti e pensati in base alla conformazione del terreno sottostante. Sicuramente Rocca Sorella è il “monumento di importanza storico-artistico-militare da salvare e da restaurare”. Suggestiva è la passeggiata indispensabile per raggiungere il castello sul colle S. Casto, oggetto di molti itinerari del CAI. Lungo la strada sull’omonimo monte è anche possibile ammirare il Santuario rupestre del dio Silvano (sec. II a.C) e le mura poligonali.
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