Grazie alla sua speciale posizione, il castello di Rocca D’Evandro costituì un punto nevralgico di vantaggio nelle battaglie, tant’è che svariate furono le contese che si susseguirono per il suo possesso. La rocca vide la luce molto probabilmente nel X secolo, e fu abitata sin dai tempi dei Romani. Infatti l’origine del nome attinge quasi sicuramente al termine Vandra, antico insediamento romano situato proprio nei pressi delle sponde del fiume Garigliano. Ciò è attestato grazie ai ritrovamenti archeologici dell’antico porto sul corso d’acqua in questione, e alla scoperta di una fabbrica di anfore vinarie. Nel Medioevo, invece, si parla del castello di Rocca d’Evandro asserendo che appartenesse ai conti di Teano. È infatti nel 1022 che iniziano a serpeggiare lotte per accaparrarsi l’ambito maniero. Enrico II confiscò queste terre a Pandolfo IV, principe di Capua, e le consegnò all’Abbazia di Montecassino. Pandolfo, però, non si dette per vinto e conquistò alcuni dei territori di Rocca D’Evandro, che cedette ai Normanni. La gestione andò al vassallo di Montecassino, ma l’arrivo di Corrado II in Italia fece sì che venisse ristabilita l’autorità cassinese. Non c’è pace per il castello: i terremoti e nuovi proprietari La quiete non mancò di essere turbata. Il castello fu infatti interessato da due colossali eventi sismici, che lo toccarono sia nel 1117 che nel 1349. In seguito, si susseguono non solo svariati restauri, ma anche diversi proprietari( tra cui il fisco ). Nel XV secolo venne definitivamente abolito il feudalesimo, e il forte (agli inizi del XVI) fu ceduto da Re Ferdinando a Ettore Fieramosca, uomo valoroso e duca di Mignano. La sua ubicazione, invero, risultava troppo invitante poiché costituiva un rifugio inaccessibile. Infatti i monaci di Montecassino non esitarono a servirsene: fuggendo lì con tutti i tesori che possedevano, scamparono alle ire funeste di Carlo V, deciso ad invadere il territorio. La possente artiglieria del marchese di Pescara riuscì ad espugnare la struttura, che ancora una volta passò ad una nuova possidente: Vittoria Colonna, sua moglie. Acquistato poi da Giandomenico Pelosi, a nome di sua figlia Antonia, il castello fu ampliato e fortificato. Seguirono tanti altri passaggi di mano, che quasi è impossibile quantificare! Solo nel 1980 l’edificio divenne patrimonio del comune, il quale fu spinto da un vivo interesse di riqualificazione e salvaguardia. Infatti il castello era stato ridotto ad un rudere, a causa dei continui interventi bellici e della scarsa manutenzione. Questo maestoso luogo riesce, sia per la sua storia ricca di vicende, sia per la sua ancestrale bellezza, a rapire gli sguardi dei numerosi visitatori. Costituisce, dunque, l’ennesima prova della peculiarità e del fascino dei nostri luoghi del cuore.