Il CASTELLO di REINO (circa 2.000 mq) si erge su altopiano di roccia calcarea (Rupe) che si eleva fino a 402,00 metri s.l.m., con un repentino salto di quota, rispetto alla base, di circa 25 m, ove sorgeva l’antico abitato. Ai piedi della rupe, verso est, scorre il torrente Reinello e, a nord-est, a poche centinaia di metri, si rinviene il tracciato del Tratturo Regio Pescasseroli-Candela. Le indagini storiche ed archeologiche condotte confermano la frequentazione del sito durante il periodo normanno, angioino e rinascimentale. È ipotizzabile una preesistente istallazione longobarda conformemente a vari castelli coevi. I prossimi importanti interventi archeologici dovrebbero provare questa ipotesi. Circa il 50% della struttura è tuttora da indagare e scoprire.
FONTI DOCUMENTARIE: Citato, per la prima volta, nella leggenda di S. Vitaliano († 699), vescovo di Capua, che avrebbe incontrato un anonimo miracolato proveniente "de castello Regino". La leggenda, tuttavia, è riportata in un documento del XII secolo. Numerose, invece, le fonti di epoca Normanna: il Castello viene citato nel 1122 e, nel 1160, si scopre che il feudo di appartenenza è stimato, nel Catalogus Baronum, di «un milite», ossia tenuto a fornire al re, in caso di guerra, un soldato armato alla pesante. Nel periodo angioino (1276) il feudo viene donato ad Eustasio de Erdicurt. Giovanna II d'Angiò (1420), regina di Napoli, infeuda tale terra a Nicola Pagano di Salerno. Il feudo è poi nelle mani dei Carafa (1475–1614). Nel 1614 Fabrizio II Carafa cede per 33.000 ducati il feudo, incluso il Castello, a Giovan Geronimo Nani di Savona che è tenuto a cederlo a sua volta, nel 1630, a Nicolò di Somma, principe di Colle, a causa di un debito. All’atto di tale cessione viene stilato, dal tabulario Nicola Maione, un documento che descrive in maniera minuziosa lo stato del maniero a tale data. [...] Uno Castello, il quale stà su uno rilevato scoglio de pietra, accosto al fiume Reinello dalla parte di tramontana, attaccato con le case de terrazzani, al quale si saglie per una strada pennice in selicata, et se trova alla prima porta una funicella, dove stà uno campanello alla camera del barone, il quale sonando serve a'far segno, quando se vuole alcuno, o 'vero, se venissero gente, acciò habbino tempo serrare le porte ò aprirle, conforme il bisogno. Più sopra uno ponte di tavole con maniglia per posserlo alzare nei bisogni, poi una porta forte, e sopra à detta porta una cammaretta con saettera per defendre quella. Et entrando più dentro, se trova à destra due stallette con camera da pagliera sopra: poi tre camere una appresso l’altra con le porte per servitori, più sopra una cappella alla quale si saglie per scale di pietra, dove stà il quadro de San Giovanni Battista et ivi si celebra ogni giorno a devozione della baronessa. [...] stà una scala di fabbrica, per la quale scendendo a destra se trova una cantina grande, con molti fusti, che viene à stare sotto la sala, poi una saletta, et uno corrituro a sinistra due camere, et uno camerino, più appresso la carcere. Tornando a detto cortiglio, se trova una cisterna a man destra; poi la sala di comoda grandezza, a sinistra una porta, che và ad uscire alle camere, et saletta suddette, à destra una cocina grande, con forno focolaro, cantari, ed altre comodità, et una camera per tenere robba. […] È detto castello molto forte, et comodo, et di buon 'aere, et da quello se vede per uno miglio circumcirca; et da quello se può tutta la terra difendere con coppette, e pietre. [...]
Il terribile sisma del 1688 decimò la popolazione e causò il diroccamento del castello che venne così abbandonato.