CASTELLO DI PLISTIA

PESCASSEROLI, L'AQUILA

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CASTELLO DI PLISTIA
Per illustrare la storia di questo castello non ci si può servire di documenti specifici perchè al momento nn se ne sono rintracciati, ma invece si possono fare delle ipotesi analizzando gli avvenimenti storici che hanno coinvolto i territori dell'Alta Marsica e dell'Alto Sangro che possono aver determinato la costruzione del castello. Il castello inoltre, non ha restituito neanche epigrafi o altro - a parte quello che dirò nel capitolo sui ritrovamenti - che possono inequivocabilmente contribuire alla sua stroria. L'evento principale dei secoli prima del Mille, fu l'imperversare dei Saraceni e degli Ungari. Dal IX secolo, l'Italia Meridionale fu invasa da queste popolazioni barbariche che distruggevano e depredavano tutto ciò che incontravano sulla loro strada. Nel X secolo sia ha notizia di una loro scorreria a Gioia dei Marsi (AGOSTINONE 1912, P. 18). Probabilmente delle zone interessate, i Saraceni e gli Ungari, in entrambe le occasioni, attraversarono queste terre ove esistevano già dei nuclei abitativi. sicuramente tra il 900 e il 1100, si costruì il Castello di Pescasseroli, a questo riguardo il Di Pietro ipotizza tale costruzione ancor prima, infatti egli dice: se si considera posatalmente quel fabbricato, esso non oltrepassa l'epoca dei Longobardi. (1869-73, p 292) Secondo Benedetto Croce (p.16) foto del 1910 il castello, come si vedeva al suo tempo, era di fattezza Angioina del Trecento. Pescasseroli, nel XII secolo, era un subfeudo dei Borrello e nei loro domini il Castello rappresentava la punta avanzata verso la contea dei Marsi ed era luogo di confine anche con quella di Valva e con la Terra di Lavoro. Nella descrizione del paese fatta da Giuseppe Maria Alfano nel 1798 si legge che Pescasseroli è una Terra circondata da monti. Vi veggono le vestigia di un antico paese chiamato castello, ora distrutto. Nella carta topografica allegata alla Reintegra del Tratturo effettuata nel XIX secolo, invece è soltato disegnato. Una sua prima descrizione, dove viene indicato semplicemente come castello, è nel lavoro di Francesco Saverio Sipari, un volumetto di versi stampato a Napoli nel 1846, nel quale il poeta, affascinato dalle rovine dell'antico Castello, scriveva: Quelle vecchie muraglie del Castello, Che sulla patria mia pendono mute.... Della polve de'secoli cosparse Fuman quelle rovine: e intorno intorno, Per le campagne desolate ed arse squallido e tetro si diffonde il giorno.
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