CASTELLO DI OCRE

OCRE, L'AQUILA

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CASTELLO DI OCRE
La prima fonte a citare l'esistenza del castello di Ocre è il Catalogus Baronum che cita Todino di Collimento della stirpe dei conti dei Marsi suo feudatario[1]; pochi anni più tardi una bolla di papa Alessandro III del 1178 lo cita cita tra i possedimenti della diocesi di Forcona. Nel 1254 venne citato, col nome di "Cassari Castro", tra quelli che venivano salvati dalla distruzione decisa per tutti i castelli della zona per favorire la fondazione della città dell'Aquila, perché di proprietà dal cancelliere di corte Gualtieri, erede dei conti d'Albe che possedevano il feudo fin dalla conquista normanna.[2] Durante il regno di Carlo I d'Angiò, nel 1266 il castello passerà al Regno di Sicilia. Sempre nel 1266, il castello venne saccheggiato dagli aquilani dopo la ricostruzione della città precedentemente distrutta da Manfredi con il supporto dei baroni del circondario. Carlo d'Angiò, inoltre, confiscò i castelli dell'aquilano, a seguito del loro appoggio a Corradino di Svevia, e nel 1269 quello di Ocre venne affidato a Morel de Saours, indicato a volte anche come Morello o Mauriello de Saurgio. Nel 1283 il castello sarà assegnato a Giovanni di Bissone e nel 1293 subì un altro saccheggio da parte degli aquilani. L'attacco più grave, però, sarà quello sferrato nel 1423 dal capitano di ventura Braccio da Montone. Perso il ruolo di difesa della città dell'Aquila, il castello si avvierà verso una progressiva decadenza: all'inizio del XVI secolo Ocre non sarà più citata come "castrum" ma come "villa", con la popolazione che progressivamente abbandonò il borgo fortificato.
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