La città di Pavia è conosciuta in tutta Europa non solo per le sue eccellenze in campo universitario e culturale, ma anche per la Storia, non limitandosi solo all’importanza di essere stata la capitale del Regno Longobardo e del Regno Italico, ma anche e soprattutto il luogo dove si svolse la battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525, durante la quale le truppe francesi di Francesco I – ospite all’interno del castello - furono sbaragliate dall’Imperatore Carlo V d’Asburgo, sancendo così il temporaneo predominio asburgico sull’Europa. La battaglia di Pavia si svolse nell’antico Parco Visconteo, che si estendeva a nord della città fino a lambire la Certosa. Vero e proprio giardino delle delizie, il Parco, destinato alle battute di caccia e agli svaghi dei Visconti e della loro corte, fu realizzato nella seconda metà del XIV secolo da Gian Galeazzo Visconti. Il Parco era diviso nel Parco Vecchio e nel Parco Nuovo, entrambi circondati da un’alta e spessa muraglia con un perimetro totale di circa 21 chilometri. Nei boschi del Parco vivevano cervi, daini, caprioli e altra abbondante selvaggina. Il terreno del Parco era tagliato da alcuni corsi d’acqua, il più importante dei quali è tutt’ora la Vernavola. Quasi al centro del Parco Vecchio, sulla riva destra della Vernavola, si trovava, come si trova ancora oggi, il Castello di Mirabello, un magnifico palazzo di caccia fortificato protetto da un muro e da un fossato, risalente al XV secolo.
Il Castello era probabilmente cintato da una cerchia muraria di cui sopravvivono due testate una all’estremità di destra, l’altra su quella di sinistra della facciata verso la corte. Vi erano inoltre tre ponti levatoi, uno, a ovest, verso il “ Corso”, lo stradone alberato che partendo da Mirabello si congiungeva con il Castello Visconteo di Pavia e che veniva utilizzato per le corse a cavallo, uno verso sud, l’altro verso la Vernavola.
Nei primi decenni del Cinquecento venne attuata una sostanziale riforma del Castello con provvedimenti sia esterni che interni, tali da dare all’edificio una veste rinnovata e più raffinata. Le finestre a tutto sesto del primo piano del fronte sud furono chiuse mentre ne vennero aperte di nuove, rettangolari e profilate in pietra. La stessa operazione venne praticata sul primo piano del fronte nord, in modo meno sistematico, mentre al pianterreno sopravvivono le finestre originali, sia verso nord, ampie e a tutto sesto, che verso sud, più piccole ed ad arco ribassato.
L’immagine più pertinente del Castello di Mirabello come si presentava ancora nella metà del XIX secolo è quella allegata alla “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” di Cesare Cantù, in quanto precedente al “restauro” ottocentesco, che interverrà con demolizioni e trasformazioni, dando al Castello l’aspetto attuale.
La riforma cinquecentesca è molto significativa anche e soprattutto nel rinnovamento degli interni. Di particolare importanza sono gli imponenti camini, tuttora esistenti, due al pianterreno e tre del primo piano, per la ricchezza delle membrature di pietra, per lo splendido modellato delle loro superfici e la complessità di profilature e cornici, e l’imponenza delle loro dimensioni. Il dettaglio dei Gigli di Francia in rilievo sui camini del primo piano si riferisce forse al periodo compreso tra il 1515 – 1521, quando il Ducato di Milano era in possesso della Corona francese. Le pareti erano completamente affrescate e decorate, come dimostrano i numerosi saggi stratigrafici effettuati alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, con un importante ciclo di affreschi.
L’edificio fu in gran parte demolito nel 1857 e oggi ne rimane solo un’ala. Il castello si trova in notevole stato di degrado ed è attualmente abbandonato. Pareti, soffitti e infissi sono minacciati da umidità, rampicanti e dalla presenza dei piccioni, il cui guano sta seriamente danneggiando gli interni.