IL CASTELLO DI FEDERICO II (XIII secolo) Sulla costruzione del castello, data l'assenza di documentazione, esistono due teorie: la prima, sulla base degli elementi architettonici tipicamente svevi, ne ha attribuito la paternità a Federico II di Svevia; la seconda, avvalorata dalla lunga permanenza di Federico III a Giuliana nel 1332, a questo sovrano della dinastia aragonese. Diverse sono le fasi di costruzione individuabili nel complesso castrale: al mastio di forma pentagonale, in epoca di poco posteriore furono ancorati due fabbricati rettangolari e nella prima metà del XVII sec. sulla cinta muraria del castello, che si sviluppa a semicerchio attorno alla fortezza, fu edificato un monastero grazie alla donazione nel 1648 da parte di Isabella Gioeni, marchesa di Giuliana, e del marito Marc'Antonio Colonna ai monaci Olivetani di Santa Maria del bosco di Calatamauro. Questo monastero divenne Istituto del Boccone del Povero nel 1902 e nel 1991 Opera Pia Buttafoco-Tomasini. La fortezza di Giuliana assolse per lungo tempo un rilevante ruolo strategico, sorgendo infatti, lungo la direttiva Corleone-Sciacca, era collegata ad ovest con il castello di Zabut (Sambuca di Sicilia), il quale a sua volta tramite il castello di Menfi comunicava con quello di Salemi; a sud con il castello di Caltabellotta; ad est con quello di Prizzi, che tramite Vicari comunicava con il famoso castello di Caccamo. I collegamenti verso nord erano assicurati dai castelli arabi di Calatamauro, Patellaro e Calatrasi. Il Castello di Giuliana si erge a 736 m. sul livello del mare; un lato si affaccia sulla vallata del fiume Sosio; l'altro con la torre, si volge verso il centro abitato. La fortezza federiciana di Giuliana presenta una forma irregolarmente trapezoidale ed è costituita da due corpi di fabbrica rettangolari che si uniscono ad angolo ottuso rafforzato da un torrione a base pentagonale. La pianta della torre pentagonale è quasi un unicum in Sicilia e ha un parallelo solo nel Castello federiciano di Augusta. La torre a pianta pentagonale fa da cerniera alla composizione architettonica dell'edificio e probabilmente costituì il nucleo originario della costruzione al quale, in un momento di poco successivo, si addossarono le due ali a pianta rettangolare. Nell'atrio si trova una scala in pietra, addossata in epoca successiva alla parete occidentale, che permette di salire alla terrazza di copertura dell'edificio e di accedere al secondo e terzo livello della torre. Questi due piani sono costituiti da due vani sovrapposti coperti con volte in pietra e collegati tra loro da una scala interna in legno. Dalla terrazza di copertura il panorama che si riesce a dominare è di grande suggestione e spazia in tutte le direzioni: a sud all'orizzonte si vede il mare, a est il vicino centro di Chiusa Sclafani e a nord l'abitato di Giuliana con la chiesa Madre in asse con il mastio pentagonale. A sud dell'edificio una terrazza si affaccia a strapiombo sulla valle del fiume Sosio. Già a partire dal periodo aragonese il castello aveva mutato la sua originale funzione militare divenendo residenziale. La struttura si è mantenuta pressochè integra nel tempo fino ai primi del '900 quando, per evitare il crollo, la torre fu privata della parte superiore e della merlatura senza porre rimedio al progressivo deterioramento dovuto alla incuria dei secoli precedenti; solo recentemente la Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo ha provveduto al consolidamento statico delle parti rendendo agibili e fruibili anche i piani superiori della torre. Il restauro è stato ultimato e adesso il Castello di Federico II si presenta in tutta la sua spettacolare bellezza.