l complesso architettonico e paesaggistico di Cafaggiolo, con il suo perno monumentale rappresentato dalla grande Villa “edificata in fortezza”, un tempo fortificata e recintata, a schema architettonico chiuso, con torre di guardia analoga a quella della vicina Villa del Trebbio, racconta ancora oggi la sua storia e la sua evoluzione nel tempo da presidio difensivo per la famiglia Medici a residenza signorile di campagna finalizzata alla villeggiatura, al riposo, alla cura delle attivita` agresti, collocata com’era in posizione privilegiata nel Mugello al centro di una grande bandita di caccia e di una vasta tenuta agricola.
L’edificio originario, sviluppatosi intorno a un primitivo castellare della Repubblica fiorentina, tra il 1443 e il 1451 venne trasformato per volonta` di Cosimo il Vecchio e ad opera dall’architetto Michelozzo di Bartolomeo, gia` attivo anche al Trebbio, in un imponente palazzo fortificato, dai volumi strategicamente articolati, munito di torri, mura con aperture per gli archibugi e le balestre, ponte levatoio e fossati, approntati per la difesa e il controllo militare del territorio. Ma al medesimo tempo, seguendo le proprie inclinazioni per una vita appartata in campagna e rivolta al doctum otium secondo il modello classico esaltato da Cicerone, Cosimo il Vecchio, come ci ricorda il Vasari, si dedico` anche alla sistemazione dell’ampia area circostante la dimora, strutturando “i poderi, le strade, i giardini, e le fontane con boschi attorno, ragnaie, e altre cose da ville molto onorate”.
Tutti caratteri che definiscono lo sviluppo in senso rinascimentale della residenza mugellana, che presto diverra`, con Lorenzo il Magnifico, un vero e proprio luogo di villeggiatura e di studio operoso, ospitando Pico della Mirandola, Marsilio Ficino e, per lunghi periodi, Agnolo Poliziano, dedito alla formazione di Giovanni de’ Medici, futuro papa Leone X.
A metà del Cinquecento il Granduca Cosimo I° fa aggiungere il corpo di fabbrica a monte della Villa e integra il sistema difensivo michelozziano, potenziando le attività venatorie che da sempre si erano praticate nel complesso e che continueranno ad essere esercitate dai Granduchi, secondo le tipiche cadenze stagionali, almeno fino alla metà del XVII secolo.
In epoca lorenese, pur venendo meno iniziative di abbellimento della dimora, verrà mantenuta e potenziata, nell’ambito dell’espansione viaria del territorio voluta dai nuovi granduchi, la sua tradizionale funzione di luogo di sosta strategico e di stazione di posta lungo la strada per il settentrione. Conseguentemente all’unità d’Italia, nel 1865 la Villa fu venduta dallo Stato italiano ai Principi Borghese che vi eseguirono radicali interventi di restauro secondo il principio di una ricostruzione in stile, accostando elementi decorativi medievaleggianti a interventi di gusto neo-rinascimentale.