Brivio, situato in un punto strategico, ha assunto notevole importanza nel corso dei secoli, soprattutto in epoca medievale. I resti dell'antico imponente Castello ne sono una testimonianza. Immerso in uno splendido scenario naturale, conserva tuttora un fascino davvero straordinario. L'origine del Castello di Brivio viene fatta risalire all'XI secolo. Nelle possenti torri si trovano are romane e resti di una chiesuola medievale.
(Da: www:comune.brivio.lc.it) Il castello di Brivio Nel X secolo vennero erette diverse fortificazioni a difesa delle ripetute invasioni degli Ungari nell'Italia settentrionale. I castelli di Brivio e del Lavello, sorti forse in questo contesto, appartennero alla corte regia di Almenno, e, con il castello di Lecco, divennero quindi proprietà dei conti di Lecco. E nell'anno 960, conte di Lecco era Attone. Nel corso dell'XI secolo i castelli del lecchese, quale esito della capitolazione politica e della morte senza eredi del conte Attone, passarono di proprietà: Lecco e la sua giurisdizione non vantando infatti una sede vescovile, furono a lungo contesi fin quando non divennero giurisdizione degli arcivescovi di Milano. I castelli di Brivio e del Lavello, con la corte di Almenno, finirono allora ai Vescovi di Bergamo per volere dell'imperatore. Il clero della pieve di Brivio si stabilì nelle case appena oltre il fossato, ove si trovava l'edificio sacro già documentato dal 1036, probabilmente sul luogo dell'attuale chiesa prepositurale. E si ebbe una nuova dedicazione ai Santi legati alla tradizione di Brivio e alla diocesi ambrosiana: SS. Sisinio, Martirio e Alessandro. L'organizzazione territoriale della pieve venne anche utilizzata dalla giurisdizione amministrativa e civile dei governi che si sono succeduti nella dominazione della Lombardia. Nel 1726 (sotto la dominazione austriaca) la pieve civile di Brivio includeva i comuni di Verderio Superiore e Inferiore, Merate, Novate, Imbersago, Pianezzo, Brivio, Porchera, Calco, Robbiate, Mondonico, Olgiate, Bagaggera, Aizurro, Sartirana, Paderno, Airuno, Beverate, Arlate e Sabbioncello.
Il nome latino capsella indica genericamente una cassettina o un piccolo scrigno, di forma e materiale diversi. La capsella di Brivio è una scatoletta di forma ellittica, realizzata in lamina d'argento sbalzato e rifinita a bulino, con alcune parti dorate. Si tratta di un piccolo reliquiario formato da un corpo e un coperchio a cerniera. è lunga 12 cm, alta 5,7 cm e larga 5,5 cm. L'originale è conservato al Museo del Louvre di Parigi come il maggiore esempio di simili reliquiari paleocristiani. Il comune di Brivio è riuscito ad averne un esemplare unico perfetto in ogni particolare, appositamente realizzato dai laboratori del museo del Louvre. La capsella di Brivio è arrivata a Parigi nel 1902, quando venne acquistata dalla collezione Brauer-Gibert. La famiglia Gibert possedeva nel secolo XIX una grande filanda da seta situata entro i locali del castello di Brivio. Nel 1888 il proprietario Adolfo Gibert rinvenne la capsella mentre praticava un condotto di scarico della nuova caldaia installata in quell'anno nel cortile della fabbrica. La capsella era custodita dentro un'altra cassettina di marmo con un coperchio a coulisse, o scorrimento, nascosta in una cavità che si pensava di un altare ormai interrato della chiesa di S. Giovanni. Considerata una pregevole opera del secolo XI, venne ammirata alla Esposizione Eucaristica di Milano del 1895 e all'Esposizione di Arte Sacra di Torino del 1898. Attraverso la mediazione di un antiquario torinese passò fra le collezioni del Louvre. è stato possibile ammirarla in Italia solo nel 1990, in occasione della mostra Milano capitale dell'impero romano. 286-402 d.C.