L’insediamento fortificato di monte Orve (q. 926 m) si eleva al centro dei sette piani tettono-carsici dell’altopiano di Colfiorito. Il toponimo “Orve” ricorda l’antico centro scomparso, probabile derivazione medievale della parola urbs, città.
Per la centralità della posizione, può essere considerato il punto nodale dei sistemi insediativi dell’intero territorio plestino, che deriva il nome dai Plestini Umbri attestati a Colfiorito, l’antica Plestia. A partire dall’età del Bronzo (2300-950 a.C.), l’area acquista contorni definiti e l’altopiano vede sorgere una rete di insediamenti fortificati d’altura (castellieri), espressione di un periodo d’incertezza politica e militare. Il cattivo stato di conservazione di queste fortificazioni dipende dal materiale utilizzato, un tipo di calcare gelivo che molto risente delle basse temperature, motivo per cui, a differenza di altri insediamenti fortificati nella penisola italiana, non hanno lasciano consistenti evidenze dei loro monumentali alzati.
I castellieri caratterizzano anche il periodo successivo, quello umbro (VI-V sec. a.C.). Nell’altopiano plestino le necropoli sistemate lungo i fianchi delle alture sulle quali sorgono gli insediamenti fortificati, ha permesso in alcuni casi di determinarne la datazione; per i castellieri di Monte Orve a Colfiorito e di Annifo sicura è l’appartenenza all’epoca arcaica.
Quello di monte Orve, il meglio noto, fornisce un esempio significativo della loro sistemazione: l’insediamento fortificato principale, di dimensioni maggiori, e sviluppato nel punto più alto (q. 926), è posto in relazione con un avamposto fortificato (Croce di Casicchio q. 838), con le necropoli e i villaggi dell’area sottostante (le recenti ricerche che hanno interessato il piano del Casone o di Colfiorito hanno portato al rinvenimento di capanne e sepolture d’epoca protostorica e umbra).
Sul posto è visibile la primitiva cinta muraria in opera poligonale, lunga 1.300 m e databile intorno al VI - V secolo a.C. I grandi blocchi che la compongono, connessi tra loro mediante giunti irregolari, sono stati ricavati da rocce estratte sul posto. Sul lato occidentale si apriva la porta, attraverso la quale entrava la strada principale. Al suo interno l’abitato era disposto su terrazzamenti artificiali realizzati allo scopo di delineare spazi pianeggianti per l’impianto degli edifici, mentre la zona più alta del rilievo costituiva l’acropoli, a sua volta munita da una propria fortificazione. È probabile che questo recinto fungesse anche da luogo di culto; sono infatti ancora visibili i resti di un edificio a pianta rettangolare. È stato ipotizzato che la scelta del sito e la realizzazione di questa costruzione possa essere stata dettata dalla posizione favorevole all’osservazione dell’avifauna e all’interpretazione degli auspici legati ai comportamenti degli uccelli.
Il centro fortificato perse la sua funzione in età romana, per essere rioccupato di nuovo per scopi difensivi, più tardi, in epoca feudale.
Stando a quanto riportato nei documenti medievali, nel XIII secolo su monte Orve esisteva ancora un importante centro abitato. La chiesa di Santa Maria di Orve compare in numerose attestazioni dei secoli XII e XIII e nelle Rationes decimarum della diocesi di Foligno degli anni 1333-1334; essa venne realizzata, per la cura delle anime, sul limite est del recinto fortificato preromano, dove si era rifugiata una piccola comunità di Plestini. Venne definitivamente abbandonata a seguito della costruzione, nella seconda metà del XIII secolo, del castello e della chiesa di Santa Maria di Colfiorito, che da essa rilevò il nome.
La delegazione FAI di Foligno auspica con questa raccolta firme che l’altura di monte Orve possa diventare oggetto di un progetto di restauro e di valorizzazione.
Maria Romana Picuti