«Quando ero fanciullo, o dolce monte di Cicala, e il tuo lieto grembo nutriva le mie giovani carni, mi attraeva, ricordo la tua sacra immagine.»
(Giordano Bruno, De Innumerabilibus, immenso et in figurabili)
Lo storico Ambrogio Leone fa derivare il termine Cicala dal greco GEA-CALOS ossia Terra Bella.
Circa lorigine di Castelcicala sono state avanzate diverse ipotesi:
Leone sostiene:
«bisogna ritenere il castello sia stato costruito dai Nolani sia per i bisogni della guerra, sia anche per la vita molto comoda su questa collina»
Il Remondini dal canto suo scrive:
«fu dai nolani edificato per maggiore sicurezza della città, cui sovrasta e sebbene se ne vedano poche mura, fu nei secoli addietro una delle forti rocche della Campania Felix» e pone la costruzione del castello al di Ruggiero il normanno»
Il Musco scrive: «Castelcicala risale allalto Medioevo e fu originariamente un castello longobardo appartenente ai Principi di Benevento».
I secoli che vanno dal V al XIII sec. d.C. furono per la città di Nola un periodo tragico di saccheggi e distruzione operati dai barbari, di impaludamento e di epidemie, di terremoti ed eruzioni del Vesuvio. Dopo la distruzione di Nola da parte dei Vandali di Genserico, la popolazione superstite fuggita dalla città si raccolse sulle colline circostanti. In località Cicala sorse così il primo nucleo del successivo Castello, risalente all'anno 460 d.C..
Da un documento conservato nell'Abbazia di Montevergine il Castello risulta in parte distrutto nell'anno 934; fu ricostruito verso la fine del XI secolo sul ciglio della collina con funzione di fortezza, circondato da mura di cinta.
Nel 1268 il Castello e altre terre costituirono la vasta Contea di Nola che il Re angioino donò a Guido di Monfort. In seguito, Castelcicala fu feudo di Enrico Orsini, ultimo Conte di Nola, fino al 1532; due anni dopo il Re Carlo V concesse la città di Nola e il Castello alla Principessa di Sulmona ma nel 1546 la fortezza ritornò a Raimondo Orsini. Il Castello passò successivamente a diverse famiglie nobiliari e infine nel 1600 alla famiglia Ruffo e poi ai Conti Sallier de La Tour che lo donarono ai Padri Cappuccini.
Attualmente una parte del Castello è stata data in comodato al Parco Letterario G. Bruno, che ne ha curato il restauro e vi ha ubicato la propria sede.