Una stupefacente dimora ricca di arte, creatività, colori e luci. E’ la casa di Giuseppe Zevola , pittore, poeta e filosofo napoletano, un esempio di sapiente stravaganza: mobili di famiglia e specchiere barocche pendono dal soffitto, come anche la “Signora Filosofia” fatta di specchi e i mosaici tondi su fondo dorato che oscillano qua e là; porte e finestre sono coloratissime, così come lo sono anche sedie, tavoli, tovaglie e piatti.
Miti e lampadari
I lampadari e i centri tavola ruotano, e sui muri eroi della mitologia indiana affiancano santi ed eretici.
Giuseppe Zevola, ammiratore di Giordano Bruno, pubblica brani tratti dalle opere del grande filosofo, ma solo quelli che ha imparato a memoria.
Zevola ha lavorato per 10 anni all’Archivio Storico del Banco di Napoli dove ha raccolto disegni, poesie, scarabocchi e giochi di parole lasciati sui libri contabili dagli antichi impiegati dei banchi pubblici napoletani dal 1538 al 1861. Questa ricerca è pubblicata con il titolo “Piaceri di noia”, l’introduzione è di Ernst H. Gombrich.
In definitiva la sua casa è il suo teatro, lui stesso la chiama “Muta domus”.