ORATORIO DI SAN GALDINO

VERMEZZO CON ZELO, MILANO

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ORATORIO DI SAN GALDINO
Le grandi famiglie milanesi, divenute proprietarie delle terre di recente bonificate a partire dal quattrocento, costruivano in prossimità degli insediamenti rurali e delle cascine - allora abitate da decine di famiglie, ovvero centinaia di persone che lavoravano nei campi dei proprietari, dei piccoli edifici devozionali, ove si officiavano i riti religiosi. Spesso questi edifici, pur semplici, denotano una certa cura che presuppone un disegno architettonico, e conservano affreschi e decorazioni che per qualità della fattura denotano il lavoro di maestranze urbane. L'edificazione dell'oratorio dedicato a S. Galdino risale al 1518 ad opera dei fratelli Gabriele e Bernardo Sala (o come altrimenti citati: De Salio), appartenenti ad una famiglia insediatasi a Zelo nel 1392 e proveniente da Quargnento (Alessandria). La famiglia De Salio costruì l' oratorio annesso alla casa da nobile di loro proprietà per devozione personale. Dall'edificazione fino alla metà del 1600 l'oratorio rimane di proprietà della famiglia Sala. Nel 1659 l'edificio viene restaurato e nel 1674 Carlo Antonio Sala lascia tutti i sui beni, compreso l'oratorio, all'Ospedale Maggiore. Dalla metà del 1600 alla metà del 1800 l'oratorio rimane di proprietà dell' Ospedale Maggiore. E' un periodo di decadenza: non si celebrano più le funzioni tanto che l'oratorio è ritenuto profanato; il piccole edificio è adibito a scuola e il cappellano è l' insegnante. Nel 1862 l'Ospedale Maggiore vende l'oratorio ad un privato di Vermezzo. L'edificio passa di possessione in possessione fino al 2003, anno in cui passa di proprietà della parrocchia di Zelo Surrigone. L'oratorio è un piccolo edificio a pianta rettangolare che oggi si presenta totalmente in mattoni a vista. Si intravedono tracce e residui del precedente intonaco in calce e intasamenti di cemento di più recente formazione. Le tracce di intonaco in calce fanno supporre che la facciata fosse intonacata. L’oratorio è dotato di un campanile ottocentesco a vela di pianta rettangolare, tipologia tipica delle cascine lombarde. Ma è l'interno a sorprenderci: le pareti sono totalmente affrescate con figure di santi quasi a grandezza naturale color seppia su sfondo azzurro, riconoscibili per attributi particolari. I santi sono suddivisi in riquadri da alberi inglobati in una struttura artificiale. I fusti degli alberi seguono le nervatura della volta e poggiano su un finto basamento affrescato che ricorda la struttura di un chiostro. Il soffitto, a volte ad ombrello, è completamente affrescato con motivi floreali (foglie di gelso) e mantiene la bicromia di colore delle pareti dell’oratorio. Ricorda la volta della Sala delle Asse del Castello Sforzesco affrescata da Leonardo. Al centro della volta è raffigurato lo stemma della famiglia Sala. L'autore degli affreschi è ignoto, tuttavia sono evidenti i riferimenti a pittori lombardi del '500 quali Luini, Bergognone e Marco da Oggiono.
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