CAPPELLA S CLEMENTE

CERRO MAGGIORE, MILANO

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CAPPELLA S CLEMENTE
DENOMINAZIONE: Cappella di San Clemente COLLOCAZIONE: via Matteotti (angolo via XXV Aprile) PROPRIETA’: Comune di Cerro Maggiore DATAZIONE: XVIII secolo – ULTIMO RESTAURO: 1983 TECNICA E STATO DI CONSERVAZIONE: affresco – affreschi dei santi laterali molto deteriorati dall’umidità FESTA: 23 novembre San Clemente Romano La cappella di San Clemente ha una struttura architettonica interessante con lesene esterne ed interne. Possiede un frontone, una cupola, modanature e abside semicircolare, altare. Il tutto racchiuso in uno spazio di circa dieci metri quadrati. Si direbbe una chiesa in miniatura. Nei secoli scorsi è stata una cappella all'inizio dell'abitato, una cappella padronale, sorta sui terreni dei nobili Corneliani, milanesi, che nel Settecento, avevano costruito, a Cerro, un palazzo ad uso di “casa di caccia”. La cappella è presente in una mappa locale del 1720, opera dell'agrimensore Bartolomeo de Giovanni di Legnano, trovata dal sindaco prof. Aldo Strobino nell'Archivio di Stato di Milano. Storia Ci fu un monsignore del Duomo di Milano, Francesco Corneliani, che tanto si interessò di questa cappella da ottenere da Papa Clemente XII nel 1736 una indulgenza plenaria per il popolo cerrese il 23 novembre di ogni anno, festa liturgica di San Clemente. Arrivarono a Cerro anche le reliquie di san Clemente nel 1737. La cappella fu visitata dal Card. Giuseppe Pozzobonelli il 2 maggio 1761, dove vide l'immagine di papa Clemente “dipinta sulla parete mediana” (Sac. Can. Don Vittorio Branca, La nostra chiesa parrocchiale, 1967, pagine 21 e 29). A parere del critico d'arte Fiorenzo Baini, gli affreschi dei santi laterali della cappelletta sono da attribuire a Giuseppe Cucchi, figlio di Giovanni Antonio che operò nel nostro paese (Manoscritto di Fiorenzo Baini,“Opere pittoriche a Cerro tra Seicento e Settecento”, 2021). I santi raffigurati sono legati alla pietà popolare e ai bisogni del popolo. San Clemente Romano e San Gemolo della Val Ganna erano invocati per ottenere la pioggia nei periodi di siccità. San Defendente, soldato, era il protettore dei cascinali e dei fienili contro il pericolo degli incendi e quello dei lupi. Non era stato ancora inventato il corpo dei pompieri. San Rocco era il protettore dei viandanti e intercessore per le malattie della pelle e infine Santa Caterina d’Alessandria protettrice delle sartine e dei legisti. Tradizioni La cappella diede il nome a un pezzo di terra “vitato moronato” detto di San Clemente di pertiche 2.15 (Mappa 228) e alla “Vigna di San Clemente o dei Morti” di pertiche 0.57 (Mappa 229), alla via e alla contrada di San Clemente. La custodia e la cura della cappella è tuttora affidata alla famiglia Tonelli che ha sfornato pane ai cerresi per oltre un secolo. Restauri Dopo 46 anni dal restauro della Cappella di San Clemente, realizzato da Ghino Baragatti di Empoli, durante l'amministrazione del sindaco Cav. Giuseppe Paleari, resiste bene solo la figura centrale di Papa Clemente (88 – 97 d. C.), mentre sulle figure a lato S. Gemolo e S. Defendente sono ritornate le lunghe crepe verticali. Gli affreschi più compromessi sono quelli più esterni dedicati a S. Caterina d'Alessandria e a S. Rocco, dove non solo si è sbriciolata la pittura, ma anche l'intonaco. Nel 1983 il pittore cerrese Italo Castelli aveva ottenuto dall'amministrazione comunale il risanamento della cappella, bene immobile del Comune dal 1860, dimostrando la bellezza del manufatto e degli affreschi.
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