CAPPELLA CAMPESTRE SANT'ANTONIO ABATE

POIRINO, TORINO

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CAPPELLA CAMPESTRE SANT'ANTONIO ABATE
La cappella risulta già citata negli archivi sin dal 1529 come evidenziato nelle vecchie mappe e così come risultano i corpi di fabbrica che costituivano l’antica masseria. La storia della cappella di Sant’Antonio s’intreccia con quella dell’omonima masseria, la cui presenza è già attestata nel 1529. Nella seconda metà del quattrocento infatti comparivano già nei Catasti diversi esponenti della famiglia Majna, allora proprietari della cascina. A questi subentrarono, nel 1577, gli Arpino con Giacomo (bisavolo di Jacopo Francesco), il cui figlio Carlo (consigliere e medico di Sua Altezza Serenissima). Nel 1630 la cascina fu assegnata, parte in dote a Livia sorella di Jacopo Francesco a parte al di lei marito Giò Cremaschi; che sarà ucciso nel 1645 presso l’antica cappella di San Giuseppe, non lontana. Nel 1650 i beni dei Cremaschi furono confiscati dalla Comunità per il mancato pagamento delle tasse e dati in godimento a Giò Antonio Turinetti conte di Prié e Pertengo. Anche Livia vendette la sua quota. Nel 1760 i Turinetti acquisirono definitivamente la masseria dalla Comunità e ne rimasero in possesso fino al 1813. Anno in cui i due rami del Casato decisero la spartizione dei beni. Sant’Antonio fu assegnata al Marchese Giuseppe Maurizio Turinetti di Cambiano, il cui erede Brunone la alienò alla Mensa Vescovile di Torino, nel 1840. Nel 1969 la masseria viene frazionata e la parte comprendente la cappella fu acquistata dai Signori TAMAGNONE, ancora oggi proprietari. La cappella presenta oggi una pianta rettangolare con facciata a ovest che negli anni ha visto forse ampliamenti e modifiche. Ha una lunghezza di circa dieci metri per sei con soltanto un piccolo restringimento che forma l’abside, ove è ubicato l’altare. L’attuale condizione non presenta grossi dissesti murari o lesioni significative, per cui l’intera muraria appare recuperabile e idonea a protrarsi ancora nel tempo. Le tinteggiature presentato in alcune zone evidenti macchie di umidità e, sempre per lo stesso motivo, parte di intonaco sgretolato; gli infissi sono in legno e necessitano di intervento di restauro o sostituzione in particolar modo la porta di accesso che riporta evidenti segni del tempo. Ciononostante, l’interno della cappella presenta dei dipinti che meritano un ripristino e un recupero. Così come è in buono stato di conservazione il dipinto posto sopra l’altare con la rappresentazione del Santo Antonio Abate con il “solito porco” e il suo bastone a forma di tau. Il dipinto è stato eseguito dal pittore Nicola Arduino (allievo di Paolo Gaidano) nel 1924 su richiesta degli allora proprietari della masseria.
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