CAPO MISENO

BACOLI, NAPOLI

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CAPO MISENO
C’è un alone di magia che circonda ogni Faro e quello che domina il Golfo di Pozzuoli da Capo Miseno non è certo da meno. Sarà la posizione privilegiata che permette una vista mozzafiato su una zona di Napoli piuttosto vasta, sarà che da sempre intorno a questo tipo di costruzioni aleggiano leggende e misteri, sarà che questa altura affonda le sue radici nel mito, sta di fatto che Capo Miseno è uno dei punti di riferimento storici di questi luoghi. Capo Miseno per l’esattezza è collocato in quella che è la punta estrema della penisola flegrea, tra il comune di Miseno e il porto di Bacoli. Una posizione territorialmente predominante, tanto che con i suoi 164 metri, l’altura da cui svetta il faro di Capo Miseno offre al visitatore una meravigliosa vista che abbraccia il golfo di Napoli, comprese le isole di Ischia e Procida e segna, in un certo senso, il confine tra il golfo di Napoli e quello di Gaeta. Capo Miseno tra l’altro non è un’altura qualunque: costituito da roccia tufacea gialla, rientra in pieno nella zona flegrea, infatti custodisce un antico edificio vulcanico facente parte dei Campi Flegrei e risalente niente meno che a un periodo compreso tra i 35.000 e i 10.500 anni fa. La sua bocca vulcanica corrisponde dunque a quella che è la parte a sud del celebre Faro e la cui caldera è perfettamente visibile dal mare, punto di vista privilegiato per chi ama questo tipo di panorama (spesso si consiglia infatti di osservare Capo Miseno a bordo del traghetto che fa la spola tra Pozzuoli e le isole del Golfo di Napoli). Come anticipato però, Capo Miseno ed il suo faro, fondamentale punto di riferimento per la navigazione notturna in queste acque, nascondono anche una tradizione mitologica di un certo rilievo. Miseno infatti deve il suo nome al mito dell’Eneide di Virgilio e in particolare al passo relativo al viaggio di Enea a Cuma per incontrare la Sibilla Cumana che gli predirrà un imminente futuro di guerre e sangue. Qui troviamo la figura di Miseno, trombettiere di Enea che, avendo sfidato Tritone nel suono della tromba, era stato gettato in mare dove era annegato. Il suo corpo era stato trovato proprio da Enea che aveva deciso di seppellirlo sotto ad un enorme cumulo di terra (Capo Miseno appunto), quasi a voler ricreare una grandiosa tomba in memoria dell’eroico compagno. Oggi su Capo Miseno è possibile arrivare percorrendo una strada asfaltata che si inerpica tra vecchie ville padronali, villette residenziali, masserie e numerosi ruderi risalenti all’ epoca romana. Un luogo magico, un po’ fuori dal tempo, che regala un’invidiabile panorama con una natura rigogliosa e selvatica e una magica e nascosta insenatura nella parte ovest, raggiungibile solo dal mare, chiamata Cala Moresca.
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