La presenza abbondante di pietra sulla Majella ha determinato l’interazione più vistosa tra l’uomo e l’ambiente. L’elemento lapideo, da ostacolo per la coltivazione della terra, si è trasformato in risorsa grazie allo spietramento, cioè la raccolta delle pietre per recuperare spazi da destinare alle colture. Dapprima l’operazione ha prodotto cumuli di materiale litico, alcuni dei quali ancora visibili; in seguito le pietre sono state reimpiegate, senza bisogno di lavorazione, per la costruzione di muretti di terrazzamento e delle caratteristiche capanne in pietra a secco, conferendo un’impronta inconfondibile al paesaggio. Queste erano ripari spontanei sorti in grande quantità soprattutto nel XIX secolo, in seguito all'occupazione dei terreni di media ed alta montagna a scopo agricolo più che pastorale: esse rappresentavano il modo più razionale ed economico di sfruttare la risorsa inesauribile rappresentata dalle pietre tolte dai campi.