Tudia, dall'arabo tutia (gelso), ha un'origine che si perde nei tempi lontani. Se ne ha notizia già dal 1200, quando insieme ai feudi di Chibbò, Manchi, Vicaretto ed altri otto feudi, costituiva l'immensa baronia di Castel Belìci.
In tempi più recenti fu di proprietà dei Principi Filangeri di Couteaux (1800) per poi passare in seguito a un matrimonio tra le famiglie, ai Conti Tasca e quindi per compravendita alle famiglie Pucci e Di Salvo (1920).
Il borgo, con le sue costruzioni, testimonia il passaggio delle varie epoche; così dal caseggiato centrale, l'antica "masseria" , datato 1843 , con il baglio interno, la casa padronale e le due ali di magazzini, si distaccano gli altri fabbricati dell'epoca fascista, sino ad arrivare ai più recenti caseggiati con i grandi magazzini bianchi atti al ricovero delle scorte e dei macchinari.
Sono scomparsi i vecchi pagliai che dal primo novecento sino agli anni sessanta ospitavano i mezzadri cui era affidata la coltivazione dei terreni circostanti.
In questo periodo circa quaranta famiglie vi abitavano, e il borgo con la sua scuola, la caserma dei carabinieri, la chiesa, la rivendita di generi alimentari e tabacchi e il telefono pubblico raggiungeva il massimo sviluppo per poi declinare con l'abbandono delle terre e l'emigrazione. Oggi, ormai, risulta abitato da poche persone, testimonianza di un mondo perso nel tempo. Ma un nuovo spirito vitale anima oggi la vita del feudo.