Il primitivo impianto del complesso monumentale risale all'anno Mille; di questa costruzione non se ne trova alcuna traccia: l'aspetto attuale del castello è quello trecentesco, tipico dell'architettura angioina. Nel corso del IX secolo nacque il borgo come vero e proprio agglomerato fortificato: a causa delle continue invasioni, infatti, la popolazione si trasferì su un'altura difficilmente accessibile. Al fine di rendere ancora più sicura la difesa del borgo, vennero costruite le torri e la cinta muraria e, nello stesso tempo, i signori longobardi costruirono il primo nucleo del castello che venne ampliato, fortificato e ristrutturato nel secolo XIV, sotto la dinastia dei conti Pandone. Le famiglie che si sono succedute nel possesso del castello e della Baronia e che hanno dato lustro a alla terra di Prata furono i Villacoublay, i Capuano, i Sanframondo e i Pandone. Nel 1500 il feudo passa alla famiglia Rota e nel 1600 alla famiglia Invitti che lo detennero fino al XIX secolo per poi giungere fino alla Famiglia Scuncio che lo detiene da oltre centocinquanta anni. Dall'aspetto, maestoso e solenne, traspare l'architettura militare angioina con le sue quattro torri cilindriche che superbamente si elevano al cielo: da esse, dalla mole dell'edificio dai cui spalti si domina buona parte della Media Valle del Volturno, e dalla struttura solidamente fortificata, si può dedurre che il castello ha avuto un ruolo militare strategico, soprattutto dal punto di vista difensivo. Nel corso degli anni il Castello subì numerose trasformazioni ma, quando venne meno la funzione difensiva, nel castello si istituì una scuola che insegnava le buone maniere, la cortesia, il nuovo concetto dell'amore. Ciò per uniformarsi alle nuove concezioni sorte in Francia, diffusesi gradatamente in tutta Europa e, di conseguenza, in Italia. Divenuto centro culturale importante, vi affluirono numerosi giovani appartenenti alle più nobili famiglie. Il castello fu visitato dall'imperatore Federico II di Svevia e insieme a lui raggiunsero il maniero iTemplari, i cavalieri del Santo Sepolcro e i cavalieri teutonici. È solo uno degli episodi che la millenaria storia del castello può suggerire a chi lo visita. Nelle segrete, incisioni sulla pietra di croci e simboli, testimoniano che il racconto non è leggenda. Vi soggiornò ancheAlfonso I d'Aragona. Per accedere al castello bisogna attraversare il portone posto dopo l'ingresso del Borgo in via Portelle e le rampe di accesso in pietra con ampie gradinate e tornanti che terminano con una spianata dalla quale si domina buona parte del Borgo. Lo schema planimetrico ricalca quello primitivo di forma rettangolare e si articola intorno ad un cortile; le stanze abitate sono distribuite su tre piani mentre il piano terreno ospitava anticamente i locali della servitù e alcuni depositi mentre il vano delle cantine è preceduto dalla stanza della prigione che è posta alla base della cd. Torre piccola. Il primo piano, adibito ad abitazione dai proprietari, reca più evidenti i segni degli interventi di modifica realizzati nel tempo, come rivelano alcune incongruenze negli attacchi alle murature. I due ampi vani, posti sotto il cortile e privi totalmente di copertura, mostrano gli accorgimenti difensivi predisposti al momento della costruzione del castello: il cammino di ronda che collegava le due torri maggiori, le tracce del tetto che correva internamente alle mura stesse, la scala interna alla torre Nord, sostituita da una scala a vista di cui rimangono tracce ben visibili. Tuttora sulle pareti di una delle torri adibita a prigione si possono vedere dei graffiti che raffigurano il sole, fiori, uccelli ecc. incisi nei momenti di disperazione e sconforto dai condannati ivi rinchiusi. Al suo interno troviamo:Museo storico della 1ª e 2ª Guerra MondialeMuseo della civiltà contadina e dell'artigianatoMuseo del vasaio