Studio, biblioteca e archivio Bonfantini
A partire dal 1997, per donazione da parte del figlio Massimo con la moglie Luciana e dei nipoti Carlo e Bertrando, in una stanza di “Casa Fornara”, sede dell’Istituto storico della resistenza e della società contemporanea nel novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara” in Corso Cavour a Novara, è allestita la ricostruzione dello studio del letterato e docente universitario antifascista Mario Bonfantini con gli arredi originali, (mobili, scaffalature, quadri, tavolo da lavoro e suppellettili da scrivania, sedie, poltrone). La biblioteca, comprendente nella prima donazione circa 2500 volumi, è stata ricollocata secondo l’ordine impressole dal suo proprietario ed è stata catalogata con una segnatura che ne permette l’immediato reperimento, essendo disponibile per gli studiosi e il pubblico solo in consultazione. A questi materiali si aggiunge l’archivio cartaceo di Mario, che nei giorni successivi all’8 settembre 1943 fu prelevato dai tedeschi nel campo di concentramento di Fossoli per essere avviato in un lager in Germania e che, in modo fortunuoso, riuscì ad evadere buttandosi dal treno e a raggiungere degli amici a Lentate di Seveso, dopodiché, su consiglio di suo fratello Corrado, raggiunse l’Ossola e si unì alla formazione partigiana “Valdossola” partecipando attivamente per la liberazione di quello che fu il territorio della Repubblica dell’Ossola. Con lo pseudonimo di “Mario Bandini” entrò nella Giunta Provvisoria di Governo presieduta da Ettore Tibaldi ricoprendo l’incarico di “ministro delegato al collegamento con l’autorità militare partigiana e per la stampa”. Grande fu anche il suo contributo, come ricordato dalla storica ossolana Anita Azzari allo “studio di una riforma scolastica che nacque dall’incontro di tre uomini di eccezione: Mario Bonfantini, Carlo Calcaterra e Gianfranco Contini…dalle loro lunghe e numerose sedute nacque un progetto che ha i pregi della concretezza che mira, soprattutto, a realizzare un profondo rinnovamento culturale e sociale”. La donazione fu accettata e la ricostruzione d’ambiente realizzata proprio in quell’idea di rinnovamento culturale rappresentato dalla famiglia Bonfantini, famiglia che da subito e in tutti i suoi componenti si distinse nella lotta contro la dittatura fascista. In tempi molto recenti, in seguito alla scomparsa, sono arrivati in Istituto anche le carte e i libri di suo figlio Massimo, docente di semiotica al Politecnico di Torino, che in tanti anni ha tenuto viva la memoria familiare. Si tratta di una donazione che va trattata da un punto di vista archivistico e biblioteconomico per essere fruibile. Per procedere con questo ampliamento e per favorire un maggiore accesso alla collezione originale candidiamo la collezione Bonfantini a Luogo del cuore 2020, affinché possa diventare patrimonio di tutti i novaresi e la sua conoscenza, come quella della famiglia da cui è originata, si estenda anche oltre i confini provinciali.