Bedonia (Bedònja in dialetto parmigiano e in ligure, "Pieve" nel dialetto locale) è un comune italiano di 3.298 abitanti della provincia di Parma in Emilia-Romagna. Di particolare interesse è la locale pinacoteca che, unitamente ad un piccolo museo archeologico e di storia naturale, ha sede nel seminario vescovile sul colle San Marco.
La cittadina di Bedonia sorge ai piedi del Monte Pelpi (1485 m s.l.m.) ed è attraversata dal torrente Pelpirana, nell'area di poco precedente alla sua confluenza nel fiume principale. Nel territorio comunale si trova il passo Montevacà che collega la Valle del Ceno alla Val di Taro dove, appunto, risiede Bedonia. La parte di territorio comunale che si estende nella Valceno è costellata da 72 frazioni fra le quali spiccano Ponteceno, Anzola, Selvola e Masanti. Molti sono anche i passi montani che, presso il capoluogo locale, offrono panoramiche di grande suggestione. Tra i più noti vi sono il Passo del Bocco, il Passo del Tomarlo, il Passo Colla, il Passo Segarino, il Passo della Tabella, il Passo di Centocroci, il Passo delle Pianezze e il Passo della Cappelletta.
Già abitata dai celti liguri prima della colonizzazione dei romani, in loco sono state ritrovati dei reperti archeologici relativi al neolitico. Il villaggio fu uno degli ultimi nell'area ad essere soggiogato dalla forza delle legioni di Roma in data 167 a.C. quando il proconsole Marco Fulvio Nobiliore riuscì a sottomettere gli abitanti mettendo a ferro e fuoco la vicina foresta del Monte Penna, deportando molti residenti nel territorio del Sannio.
Sotto il dominio romano la città prese il nome di Bitunia (da cui il nome moderno) e con tale nome viene citata anche nella Tavola Alimentaria voluta dall'imperatore Traiano e ritrovata a Velleia (inizio del II secolo d.C.). I romani applicarono al territorio boschivo di Bitunia un vincolo forestale che ne preservò la ricchezza boschiva almeno sino all'anno 1000.
Il borgo viene citato nuovamente in un documento dell'VIII secolo quando un gruppo di homines di Bedonia entra in conflitto col vescovo di Piacenza per dei diritti sulle terre coltivabili in zona "Breia" ancora oggi esistente, amministrate da case massericae di cui si possono ritrovare antiche tracce nelle frazioni di Casalporino, Casaleto e Casale d'Illica.
Fin dall'epoca longobarda nella zona vi operano i monaci dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio, il territorio con vari possedimenti era inserito nel grande feudo reale ed imperiale monastico; l'area dell'abitato venne fortemente influenzata dalla presenza dei monaci dell'abbazia di Bobbio che realizzarono gli insediamenti di Calice (Carice), Carniglia, Casalporino, Chiesiola, Cornolo, Drusco, Nociveglia, Porcile, Romezzano. Nella prima metà del IX secolo il re d'Italia e futuro imperatore del Sacro Romano Impero Lotario I confermò ai monaci di Bobbio i diritti sul territorio e della corte di Carice (in cui era inserita la corte di Tornolo), menzionata nell'833 nelle Adbreviationes dell'abate Wala tra i possedimenti del monastero. Il 7 ottobre dell'860 l'imperatore Ludovico II il Giovane stabilì i confini del mons qui appellatur Carice, rivendicato dal conte di Piacenza Vifredo I, e il 2 febbraio dell'865 confermò definitivamente all'abate Ermenrico l'investitura sulla zona, già menzionata nelle Adbreviationes dell'862 e riconfermata in quelle dell'883. La corte di Carice è ancora confermata nei diplomi reali ed imperiali di Berengario I dell'888 e dell'11 settembre 903.
In seguito Bedonia sarà feudo dei vescovi di Piacenza che vi istituirono in loco un arciprete a loro rappresentanza, il borgo passò quindi nell'orbita del comune di Piacenza, mentre le frazioni della corte di Calice con Casalporino, Drusco e Romezzano e dipendenze rimasero sempre nel feudo monastico e dal 1014 assorbite nel feudo della contea vescovile della Diocesi di Bobbio.