La Basilica della Santissima Annunziata è fra le più importanti di Firenze, essendo il principale santuario mariano della città e casa madre dell'Ordine dei Servi di Maria. Fu cominciata a metà del Duecento e divenne in breve luogo di grande devozione, per la presenza di un affresco ritenuto miracoloso. Dopo un ampliamento trecentesco, nel 1444 Michelozzo (1396-1472), tra i più rilevanti architetti del Rinascimento, posò la prima pietra della tribuna – ovvero dell’abside maggiore - inaugurata trent’anni dopo con una copertura a cupola disegnata da Leon Battista Alberti (1404-1472). Al Cinquecento risalgono il portico esterno e i celebri affreschi del Chiostro dei Voti, realizzati da Pontormo, Rosso Fiorentino e Andrea del Sarto, mentre nei secoli successivi l’interno della basilica fu aggiornato in forme barocche.
Benché costituisca uno degli ambienti più significativi della chiesa, la Tribuna, non visibile dalle navate, è raggiungibile solo dal deambulatorio alle spalle del coro, pertanto risulta meno visitata. Tra le cappelle che si aprono sul suo perimetro figura, in posizione centrale, quella dedicata alla Madonna del Soccorso, eccezionale sotto molteplici punti di vista: la coerenza e l’unità di intenti e di stile della decorazione si devono alla scelta del famoso scultore Giambologna (1529-1608) di renderla la propria cappella funebre. Egli ne progettò l’insieme, commistione omogenea di sculture, dipinti, arredi liturgici, marmi, bronzi e stucchi, e realizzò direttamente alcune opere - tranne la Madonna trecentesca che dà il nome alla cappella. Quest'ultima èl’ultima cappella funeraria fiorentina del XVI secolo voluta da un artista per se stesso, ma destinata a diventare anche luogo di sepoltura dei suoi connazionali artisti.
La cappella si trovava da anni in un notevole stato di degrado, soprattutto a causa di diffuse infiltrazioni di umidità. Nel 2010, sulla spinta di un lascito testamentario, gli Amici della Santissima Annunziata Onlus hanno elaborato un progetto di recupero coinvolgendo un consorzio di restauratori diplomati all’Opificio delle Pietre Dure, la scuola di restauro fiorentina celebre in tutto il mondo. Con un approccio particolarmente efficace e innovativo, ogni opera della cappella è stata mappata dal punto di vista conservativo ed è stato realizzato un “catalogo” che permette di sostenere il recupero di singoli pezzi.
Nel 2012, grazie alle numerose segnalazioni dei cittadini, la Basilica ha potuto ottenere anche un intervento Luoghi del Cuore, che si è concentrato sulla cappella del Giambologna.