BASILICA SOTTERRANEA DI PORTA MAGGIORE

ROMA

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BASILICA SOTTERRANEA DI PORTA MAGGIORE
Subito fuori l’odierna Porta Maggiore, nel punto di convergenza del più importante gruppo di acquedotti della Roma imperiale, si apre, sulla sinistra della via Prenestina, l’ingresso ad una basilica civile sotterranea, al di sotto di sette metri dal livello attuale. Fu riportata alla luce casualmente, il 21 aprile 1917 a causa di un cedimento del terreno sotto uno dei binari della ferrovia Roma-Cassino-Napoli. L’ingresso attuale, che non corrisponde a quello antico, prevede un corridoio di accesso, di cui resta solo l’ultimo tratto, che immette in un Vestibolo, caratterizzato da una pianta quadrangolare con volta a padiglione traforata da un lucernario: si entra così nella sala principale. Un’aula rettangolare, absidata, lunga m. 12 x m. 9 di larghezza, è suddivisa in tre navate, coperte con volta a botte, da 6 pilastri quadrangolari. La navata centrale è più ampia rispetto alle navate laterali, con una articolata planimetria, che poi diverrà canonica per gli edifici di culto cristiani. L’intero impianto architettonico segue un orientamento est-ovest e in origine prevedeva un ingresso esterno costituito da una lunga galleria coperta con volta a botte che, da est sopraterra, con una notevole pendenza scendeva lungo il lato settentrionale della Basilica per poi piegare ad angolo retto e raccordarsi al Vestibolo. Una preziosa decorazione si stende sui pavimenti con una tessitura a mosaico bianco e nero, mentre sulle pareti e sulle volte si alternano affreschi policromi e decorazione a stucco che domina l’intera aula con il colore bianco. Ai riquadri lungo le pareti, alternati con motivi floreali e figure di genere, si contrappone la ricca decorazione figurata: nel catino absidale, ad esempio, dove è raffigurata Saffo nell’atto di lanciarsi dalla rupe di Leucade; nel quadro al centro della volta della navata mediana campeggia la figura di Ganimede, rapito da un Genio alato. Su tutte e tre le volte a botte cornici modanate delimitano specchiature geometriche in cui si dispongono, con notevole varietà di temi, le rappresentazioni figurate che riconducono al repertorio della mitologia classica, al rituale mistico o a scenette di vita quotidiana, mentre sulle pareti, al di sopra di una zoccolatura affrescata in rosso, si stendono grandi pannelli con raffigurazioni paesaggistiche stilizzate. Anche le facce dei pilastri, pur nella loro irregolarità e asimmetria, contengono alcune teste-ritratto in stucco Nel Vestibolo l’apparato decorativo viene arricchito dall’uso della policromia sia sulla volta, anche qui ripartita in quadretti figurati, sia sulle pareti dove si ripetono i temi paesaggistici vivacizzati dalla presenza di uccelli e ghirlande floreali. L’eleganza e l’organicità del tessuto decorativo fanno della Basilica un’opera d’arte unitaria riferibile ai primi decenni del I secolo d.C., sia per la scelta dei soggetti che per lo stile della realizzazione, i cui confronti più stringenti si riscontrano - sempre a Roma - con i coevi esempi forniti dal Colombario degli Statili, dal criptoportico sul Palatino, dalla Sala dalla Volta Dorata della Domus Aurea. Per costruire la basilica sono state scavate sottoterra le forme delle colonne e poi è stato colato dentro dell'aggregato cementizio, questo aggregato una volta consolidato ha permesso di creare la volta e un'apertura sul vertice, e successivamente è stata svuotata la terra dentro. La basilica non si trova sottoterra perché col passare del tempo c'è stata una stratificazione del territorio che ha fatto scomparire l'edificio, ma è stata realizzata per essere sotterranea.
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