BADIA A PASSIGNANO E I SUOI AFFRESCHI

TAVARNELLE VAL DI PESA, FIRENZE

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BADIA A PASSIGNANO E I SUOI AFFRESCHI
In uno dei paesaggi più belli del Chianti fiorentino, precisamente a Badia a Passignano, sorge l’Abbazia vallombrosana dedicata a san Michele Arcangelo, fondata nel 395 dal vescovo fiorentino san Zenobi e nel 1049 passata a san Giovanni Gualberto che qui è sepolto. Dopo il ritorno dei monaci vallombrosani nel 1986, grazie al generoso aiuto di generosi donatori, sono stati avviati tanti interventi di recupero, fra cui quello del celebre Cenacolo di Domenico del Ghirlandaio e, ultimamente è stato restaurato un corteo di ritratti di Santi e Beati vallombrosani di Benedetto e Cesare Veli scialbato alla fine dell'Ottocento. A oggi non è stato trovato un donatore per il ciclo benedettino affrescato nelle grandi lunette del loggiato superiore del chiostro, eseguito nel 1483 da Filippo Filippelli, attivo nella bottega di Jacopo e Bernardo Rosselli, su commissione dal colto abate Isidoro Del Sera. Ciascuna storia, incorniciata all’antica, con ai lati colonne scanalate con capitelli corinzi e trabeazione decorata da teorie di ovoli, dentelli e palmette, narra la vita di san Benedetto, dal momento in cui lascia la città di Roma fino alla sua morte, prendendo spunto dal ciclo di affreschi di Spinello Aretino nella sagrestia della Basilica di san Miniato al Monte e da quello attribuito al cosiddetto Maestro del 'chiostro degli aranci' nella Badia fiorentina. Scialbati nel 1734, gli affreschi sono stati riportati alla luce alla fine dell'Ottocento con un intervento non appropriato ed invasivo, tanto che oggi le condizioni conservative sono pessime, un degrado molto più grave nelle lunette dove si sono verificate sgocciolamenti di acqua piovana. Su tutte le pareti vi sono preoccupanti sollevamenti e cadute della pellicola pittorica e distacchi dell’intonaco dipinto dal supporto murario. L'intervento di restauro è urgente per scongiurare il rischio di perdere uno dei cicli più completi della vita di san Benedetto, una testimonianza pittorica non solo di proprietà dei monaci vallombrosani, ma bene comune di tutta la comunità ed espressione di questo territorio che attorno alla badia ha costruito la propria identità.
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