AVANE

AVANE, PISA

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« Bel castello è Avane, e corte fu dei re d'Italia un giorno. Vi si sente a mezza notte pe' querceti un suon di corno. » (Giosuè Carducci, Rima LXXIX "Faida di Comune", da Rime nuove, Libro VI) Avane è una frazione del comune di Vecchiano, nella provincia di Pisa, in Toscana. Il toponimo è riconducibile al latino "ad vanendum", cioè "per la caccia", e sta ad indicare la presenza di un territorio, composto da foreste o bandite, i cui proprietari erano soliti utilizzare per praticare attività venatorie: a conferma di questa ipotesi vi sono altri toponimi riconducibili a queste attività, come "Falconaja" e "Cafaggioreggio", oggi due vie del paese con i nomi di "Falcata" e "Cafaggio". Il territorio di Avane risulta abitato già in epoca preistorica sino al periodo romano, e in epoca alto-medievale è proprietà della Corona d'Italia. Il paese è citato per la prima volta in un documento del 952. Altri documenti che ricordano Avane sono i Diplomi di Corrado II (1138) e Federico I (1178) indirizzati all'arcivescovo di Pisa, per ottenere l'investitura dalla corte e distretto di Avana. In epoca medievale è ricordata anche le presenza, oltre che della pieve di Santa Cristina ancora oggi esistente, di altre due chiese scomparse: la chiesa di Santo Stefano, nota dal 1128, e quella di San Salvatore, attestata al 1212 e dipendente dal diruto castello di Rosaiolo. All’interno della chiesa, sulla parete di sinistra, tra l’altare e la porta laterale, vi è una bellissima lastra tombale (cm. 245 x 101) raffigurante un cavaliere con elmo, sovrastato da corona comitale e cimiero a forma di cresta di gallo, camaglio, usbergo, spada e pugnale e bastone di comando tenuto con ambedue le mani guantate. Si tratta di Corrado Alchiberg, che le cronache e i documenti della seconda metà del XIV secolo menzionano come «conte Corrado tedesco», capitano di ventura tra i più noti, prima al servizio della repubblica di Firenze, con la Compagnia di Bernardo de la Salle, poi al soldo di Gian Galeazzo Visconti duca di Milano. Morì al passaggio del Serchio tra Ripafratta e Filettole dove fu sepolto nella chiesa di S. Viviana, come si deduce dalla frase incisa su rasura. Sulla fascia superiore e laterale di destra, e in parte su quella del lato inferiore è intagliato in caratteri gotici l’epitafio. Sotto l’aspetto materiale il paese, oltre la Chiesa di S. Cristina, porta come testimonianza del periodo medievale i resti del castello, noto anche col nome di castello di di Rosaiolo o castello del Ponte a Serchio, a 50 m sopra il piccolo poggio di Rosaiolo, alle pendici del monte Spazzavento, proprio nella strettoia dove il monte arriva quasi a lambire le acque del fiume. Ricordato per la prima volta nel 1026 come «castellum de Avane», il complesso comprendeva anche un ponte che, almeno dal 1168, attraversava il fiume proprio di fronte al castello e del quale rimane a testimonianza parte della palizzata che si può scorgere appena fuori dall’acqua. Di questa grossa struttura oggi rimangoni in piedi solo la torre (nella foto), una struttura secondaria al margine della strada (forse un'altra torre o una abitazione) e tracce dei due livelli del muro di cinta, che affiorano in alcuni punti circostanti la torre.
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