I RESTI DEL SANTUARIO DEDICATO A DEMETRA/KORE
Il santuario denominato “Griso Laboccetta” è l’unica area sacra della città greca di cui resta testimonianza tangibile. La denominazione deriva dal nome del proprietario del fondo in cui fu individuati i resti nel 1845 e poi nel 1883. A più riprese l’area fu oggetto di scavi che consentirono di ipotizzare la presenza di un luogo di culto, inizialmente extraurbano e poi inglobato dentro la città ellenistica. Quel che ne resta oggi è localizzato tra le vie del Torrione, Tripepi, 2 Settembre e Palamolla, ma in origine doveva occupare uno spazio molto più ampio ed articolato. Sin dalle prime scoperte, grazie si comprese che doveva trattarsi di un’area sacra; la tipologia degli ex voto suggerì di attribuire il santuario ad una divinità femminile, identificabile con la dea Demetra e/o la figlia Kore. Il materiale più antico qui rinvenuto fa risalire la nascita dell’area sacra alla seconda metà del VII sec. a.C., anche se probabilmente era già frequentato in età protostorica. Il santuario fu attivo per un lungo periodo, almeno fino ad età romana imperiale, quando si aggiunsero altri culti non strettamente legati alle due divinità femminili.
Purtroppo, quello che oggi si conserva si riduce a mura di fondazione di edifici la cui pianta non è facilmente ricollegabile ad una specifica funzione,probabilmente attribuibili ad un thesauròs (deposito degli oggetti donati e consacrati alle dee). E’ presumibile che l’elevato fosse stato realizzato in mattoni crudi con copertura lignea e rivestimenti in terracotta policroma. Molto probabilmente in origine il santuario era organizzato in diversi edifici di culto, non grandi e variamente articolati.
IL RILIEVO FITTILE DELLE FANCIULLE DANZANTI O IN FUGA
Tra il materiale rinvenuto spicca la lastra in terracotta policroma raffigurante in rilievo due figure femminili, realizzata intorno al 520-500 a.C., vero e proprio capolavoro delle manifatture reggine in stile ionico. Il reperto era probabilmente pertinente ad un altare o era la parte architettonica di un edificio.Le due fanciulle raffigurate sono in movimento verso destra, con le ginocchia piegate e si appoggiano reciprocamente la mano sulla spalla, come se, appunto, stessero danzando. Indossano ricche vesti con finiture dipinte di nero, la capigliatura è dorata.
Il reperto costituisce oggi uno dei pezzi più interessanti delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
IL CULTO DI DEMETRA E DELLE DIVINITA’ SOTTERRANEE
Il culto di Demetra era ampiamente diffuso nella Grecia continentale e nella Magna Grecia. Questo culto rivestiva una particolare importanza nelle città siceliote, alle quali Reggio era strettamente legata. La dea Demetra aveva valenze ben precise: agrarie, chtonie, connesse alla fertilità ed alla kalligeneia. Generalmente, le aree sacre erano localizzate fuori dal circuito urbano, in vicinanza di boschi e di fonti d’acqua. Demetra e la figlia Kore sovrintendevano alle pratiche dell’agricoltura ed al matrimonio, intesi come fondamenti della società civile, erano garanti della fertilità della terra e della donna; in particolare Kore, in quanto sposa di Hades, dio degli inferi, era signora dell’oltretomba. In onore di Demetra si svolgevano cerimonie tre volte l’anno, riservate alle donne, tra cui ricordiamo le Thesmophoriee i misteri eleusini, e si celebravano riti connessi anche al passaggio all’ età adulta. Le offerte erano legate al matrimonio, al parto, alla liberazione delle schiave, a guarigioni, ai pasti sacrificali.